Complicazioni cardiache. Berlusconi vive un'altra giornata di forte stress, ricoverato al San Raffaele. «Scompenso pressorio» è il referto grazie al quale viene riconosciuto, nel pomeriggio, il legittimo impedimento assoluto. In mattinata, però, il Cavaliere subisce l'ennesimo affronto dalle procure. Da Napoli, la notizia della richiesta di giudizio immediato per l'affaire De Gregorio. Da Milano, la seconda visita fiscale per verificare lo stato di salute dell'ex premier. Un accertamento minuzioso, durato quasi due ore. Insomma, è guerra aperta.
Berlusconi è abbattuto. L'affondo delle procure di Milano e Napoli è la molla che fa scattare il Pdl, giunto al Nord al gran completo. Quasi 200 parlamentari neo eletti marciano silenziosi verso il Palazzo di giustizia, sebbene il Cavaliere li abbia dissuasi da gesti eclatanti. Niente da fare. «Abbiamo dimostrato che siamo un partito vero - dice un parlamentare - E questa volta abbiamo disobbedito al capo». Il quale, assistito dalla parlamentare Maria Rosaria Rossi, deve stare a riposo. La pressione vola e nelle prossime ore sarà sottoposto anche a una tac coronarica. Ieri aveva una minima di 105 e una massima di 200. Troppo.
Il Cavaliere però sente forte l'abbraccio dei suoi uomini, molti dei quali, dopo aver manifestato davanti al palazzo di giustizia, arrivano al San Raffaele per un saluto. In centinaia vengono però respinti dai medici: «Il presidente deve stare a riposo assoluto». Tra questi, Prestigiacomo, Bernini, Ravetto, Santanché, De Girolamo, Brambilla, Gelmini, Mussolini, Pelino, Biancofiore, Polverini. Ma anche Gasparri, Cicchitto, Fitto, Sisto, Lupi, D'Alessandro, Quagliariello, Mantovani e Baldelli. Poi arriva la notizia dell'accoglimento del legittimo impedimento. Berlusconi dovrà stare in ospedale altri 6 giorni per ulteriori accertamenti. Spetta all'avvocato Ghedini leggere il referto: «La prognosi è di 15 giorni per la parte oculistica e di 6/7 giorni per quella cardiovascolare».
La guerra con i pm, però, continua. E oggi Alfano, Cicchitto e Gasparri saliranno al Colle per un colloquio con Napolitano. Resta in campo l'ipotesi di una minaccia di Aventino finché le richieste del Pdl non saranno prese in esame, a partire dalla questione giustizia. Il partito si aspetta che in qualche modo il presidente della Repubblica si esprima su quanto sta accadendo. Sintetizza così l'ex ministro Gelmini, anche se non azzarda alcuna aspettativa perché «non vogliamo tirare la giacca al capo dello Stato». Tuttavia: «Abbiamo dei dubbi sul fatto che ci sia ancora spazio per essere cauti e moderati, perché si è superato ogni limite alla persecuzione giudiziaria».
Non c'è solo l'assalto delle procure tra le doglianze del Pdl. Il partito ce l'ha anche con il Pd, orientato a escludere Berlusconi dalla delicata fase di ricerca di una maggioranza parlamentare per formare un nuovo governo. La linea del Cavaliere è chiara: «Si mettano in testa che o trattano con noi o diremo che l'unica alternativa è il voto». E ancora, ragiona coi suoi, «anche nel 2006 offrii a Prodi di collaborare visto che il risultato fu di pareggio. Speriamo che questa volta Bersani non faccia come il Professore». In pratica Alfano e i capigruppo anticiperanno al Quirinale la loro intenzione di lavorare a un esecutivo di larghe intese o di scopo a patto che il Pd abbandoni la linea dell'ostracismo nei confronti del Cavaliere.
Ma se le intenzioni di largo del Nazareno resteranno queste, avanzerà lo spettro di un muro contro muro. Ossia: il possibile avvertimento di una richiesta di ritorno alle urne. Uno scenario che nessuno, men che meno il presidente della Repubblica, auspica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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