Capogruppo, ministra, mancata governatrice della Sicilia e candidata (ma subito stoppata) per la Presidenza della Repubblica. Anna Finocchiaro ha vissuto diverse vite politiche, rimanendo sempre fedelmente sempre a sinistra. Dopo più di 30 anni all’interno dei palazzi del potere, la parlamentare del Partito Democratico né uscita definitivamente nel 2018 senza ricoprire più alcun ruolo. Dalla Sicilia al sogno Quirinale, la Finocchiaro è stata considerata un po' il simbolo istituzionale del centrosinistra visti i tanti ruoli di prestigio ricoperti. E adesso? Che fine ha fatto dopo l'uscita di scena pubblica?
L'inizio professionale, tra magistrata e deputata
Anna Finocchiaro è nata il 31 marzo 1955 a Modica, in provincia di Ragusa, anche se fin dai tempi della terza elementare ha sempre vissuto a Catania. Diplomata al Liceo classico Cutelli, nella città etnea, si laurea poi in Giurisprudenza nel 1978 con una tesi sulla Legge 345/75 sull'ordinamento penitenziario. Nel 1980 vince il concorso in magistratura, uno per il Banco di Sicilia e un Concorso nazionale per uditore giudiziario. Non solo, ma prima di accedere alla carriera di magistrato e diventare pretore a Leonforte (Enna) dal 1982 al 1985 sempre all'età di 25 anni, si è aggiudicata una borsa di studio alla Banca d'Italia per cui lavorato nella filiale di Savona. È sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania fino al 1987.
In questo stesso anno comincia ufficialmente l'attività politica attiva con l'elezione alla Camera dei Deputati, nella lista del Partito Comunista Italiano, nella circoscrizione comprendente le province di Catania, Messina, Siracusa, Ragusa ed Enna. Viene confermata deputata alle elezioni politiche del 1992, del 1994 e del 1996 con il Partito Democratico della Sinistra. "L'esperienza sicuramente più significativa è stata quella di Ministro per le Pari Opportunità nel Governo presieduto da Romano Prodi dal maggio del 1996 all’ottobre del 1998", si legge nella sua autobiografia pubblicata sul sito dei senatori del Partito Democratico.
Da ministro a capogruppo
Con la caduta del governo Prodi, dal 1998 al 2001 presiede la Commissione Giustizia della Camera prima di venire rielette alla Camera con i Democratici di Sinistra. Dal 2001 al marzo del 2005 è responsabile nazionale per la giustizia dei Ds; nel 2006 passa al Senato della Repubblica diventando presidente del gruppo parlamentare dell'Ulivo e poi ridenominato PD - L'Ulivo. "Nella primavera del 2008, pur essendo anche candidata al Senato per il Pd per le elezioni politiche, ho accettato una delle sfide più belle che ho vissuto dal punto di vista umano e politico: mi sono candidata alla Presidenza della mia Regione per la coalizione di centrosinistra. Una sfida difficile e quasi impossibile che mi è sembrato giusto accettare anche per amore e rispetto per la mia terra e per i suoi cittadini. Il risultato è stato negativo, ma la campagna elettorale è stata certamente una esperienza indimenticabile e forte", racconterà Finocchiaro. Fatto sfa che in quello stesso 2008 resta capogruppo del Pd al Senato.
Nel 2013 cambia ruolo: da presidente della commissione Affari Costituzionali lavora in Parlamento per realizzare la riforma del Senato voluta da Renzi e nel 2016 prende posizione a favore del sì al referendum costituzionale dichiarando: "Si supera il bicameralismo perfetto, realizzando un'esigenza sentita già dai Costituenti". La proposta referendaria non passò, Renzi si dimette da premier e la Finocchiaro assume l'incarico di ministra delle Riforme e del Rapporto con il Parlamento. Fu proprio l'ex sindaco di Firenze a imbastire una polemica dieci anni fa con lei, considerandola inadatta come possibile Presidente della Repubblica ricordando le foto della spesa della Finocchiaro all'Ikea con la scorta a splingerle il carrello (e per questo poco adatta a far passare un messaggio anti-casta, dopo il successo dei grillini alle Politiche).
Cosa ha fatto la Finocchiaro dopo la politica?
Non venendo più ricandidata nel 2018, viene assunta come consulente giuridico dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Il successore Alfonso Bonafede deciderà però di non avvalersi ulteriormente della sua consulenza. Anna Finocchiaro non la prenderà molto bene e risponderà molto puntuta al Guardasigilli grillino. In seguito a questa scelta ministeriale, Finocchiaro fa domanda di pensionamento, che ottiene dal Consiglio Superiore della Magistratura il 20 dicembre 2018. È proprio di pochissimi giorni fa una sua intervista al Foglio in cui definiva l'utero in affitto una "pratica abominevole", andando contro la linea di Elly Schlein.
"La mia ostilità si fonda sul fatto che assai più spesso la maternità surrogata è finalizzata alla produzione di corpi destinati allo scambio commerciale: bambini prodotti da madri surrogate, su commissione, per essere destinati al mercato dei richiedenti, che pagano per questo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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