I Forconi, pur spaccati, si preparano all'assedio di Roma di domani. Ma nel frattempo ad accendere su di loro i riflettori ci pensa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, pur senza nominarli, invita la politica all'attenzione nei confronti del disagio. E anche la caratura politica del movimento cresce: secondo l'ultimo sondaggio Euromedia, infatti, ci sono espresse dichiarazioni di voto a favore dei Forconi da parte degli italiani che non scelgono alcun partito tradizionale.
Il monito del capo dello Stato è arrivato ieri: «Occorre ha detto Napolitano accompagnare il più severo richiamo al rispetto della legge con la massima attenzione a tutte le cause e i casi di più acuto malessere sociale». Un richiamo alle istituzioni perché rivolgano la loro attenzione a chi vive il disagio, «categorie, gruppi, persone che possono farsi coinvolgere in proteste indiscriminate e financo violente, in un estremo e sterile modo di contrapposizione totale alla politica e alle istituzioni». E il monito del presidente fa il paio con il sondaggio di Euromedia, che svela che ci sono italiani che vorrebbero votare per il partito dei Forconi.
Intanto, manca un giorno alla prova del fuoco, l'arrembaggio alla capitale. «Roma ci aspetta», recita lo striscione che campeggia sotto il tricolore a Genova, piazza De Ferrari, al posto del presidio di protesta smantellato ieri, dopo una settimana. E Roma sarà, appunto, domani a piazza del Popolo, dalle 15 alle 18, non per l'annunciata marcia ma per un sit-in. Off-limits la violenza. Estrema destra ed estrema sinistra sono bandite dalla manifestazione romana che Danilo Calvani, l'allevatore laziale rinnegato dagli altri leader del movimento, vuole senza bandiere e senza violenza. A fare la differenza, però, sarà la partecipazione. Perché se la piazza si riempirà, i moderati - il siciliano Mariano Ferro e il veneto Lucio Chiavegato - disponibili alla trattativa col governo (che oggi apre un tavolo con gli autotrasportatori, ndr), saranno sconfessati. Quasi una conta, dunque, nel movimento, ormai spaccato in due anime: quella dura, della protesta contro il governo, rappresentata da Calvani; e quella più morbida, di cui si fanno interpreti Chiavegato e Ferro che ieri sera ha annunciato: domenica prossima il «popolo del 9 dicembre» andrà dal Papa. Nella mischia delle divisioni si fa strada anche una terza ala, quella che si dissocia da tutti e che fa capo al No Tav Luigi Tenderini che proclama: «Siamo noi quelli veri».
Calvani punta al pienone: «Le adesioni sono altissime da tutta Italia, sarà una manifestazione civile, chiederemo le dimissioni di questa classe politica. È una manifestazione che hanno voluto gli italiani». Stoccate a Ferro e Chiavegato, i leader che hanno preso le distanze da lui rinviando la manifestazione nazionale: «Noi non trattiamo né col governo né coi partiti politici». Ferro e Chiavegato, dal canto loro, rinnegano il sit-in romano che loro stessi avevano promosso. «Chiudere la gente nella gabbia piazza del Popolo non ha senso, spostare la gente costa», dice Ferro. Chiavegato addirittura declassa Roma a «gita». In realtà il Coordinamento 9 dicembre a Roma andrà. Anzi, ha in cantiere una due giorni nella capitale per una «passeggiata pacifica, non un corteo, con lavoratori, famiglie, bambini, pensionati, anche disabili». Domenica alle 7, comunque, i Forconi «moderati» saranno a San Pietro. Ancora Ferro: «I poveri non possono aspettare, ha detto qualche giorno fa papa Bergoglio e noi che siamo i poveri ci affidiamo a lui.
Ci piacerebbe se Papa Francesco lanciasse per noi un messaggio per quanto sta accadendo nel nostro Paese». Insomma, a Roma sarà assedio. Nella capitale è allerta.Il prefetto ha disposto lo stop alla circolazione lungo il raccordo anulare di mezzi pesanti che non trasportano merci.
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