Assedio al Palazzo del calcio: ecco la cordata Renzi-Malagò

Appena Giancarlo Abete si è fatto da parte è iniziata la corsa alla poltrona della Figc. Ed è scontro pure sul nome del nuovo ct della Nazionale

Assedio al Palazzo del calcio: ecco la cordata Renzi-Malagò

L' assedio al palazzotto di via Allegri, Roma, sede della Federcalcio, è cominciato di primo mattino. Appena Giancarlo Abete, con uno scatto di reni che nessuno gli accreditava, si è fatto da parte, stanco anche dei duelli rusticani interni (con Lotito, presidente Lazio, Abodi presidente B, Ulivieri sindacato allenatori, simpatie per l'estrema sinistra) e delle scudisciate ricevute da Giovanni Malagò presidente del Coni, è iniziata la corsa alla poltrona più povera del calcio italiano. Già perché per statuto il ruolo di presidente della decima industria del Belpaese non prevede stipendio né ricco appannaggio ma solo un rimborso-spese, dettaglio che nel tempo ha contribuito all'avvento di professionisti (l'avvocato Sordillo, Franco Carraro, l'avvocato Nizzola) o imprenditori (Antonio Matarrese, Abete): impensabile, con queste regole, un manager. 740 ricco a parte, poi, occorrono i voti delle varie leghe e sindacati: solo col 50% più un voto è possibile accomodarsi sulla poltrona di Abete.

Eppure l'assedio è cominciato. «Ho un'idea ma la tengo per me» la frase civetta di Malagò che si è affezionato al ruolo di rottamatore dello sport italiano, noto il suo feeling prima con Enrico Letta, adesso con Matteo Renzi. Non vuole bruciare il candidato e non lo troverete in nessun elenco pubblicato in questi giorni. Spunterà all'improvviso tra qualche settimana. È l'annuncio indiretto di voler influire sulla scelta del successore di Abete, magari di concerto con il premier attuale. Alla segreteria del Coni, mentre Malagò era in viaggio verso Mantova, ieri mattina sono arrivate telefonate e segnalazioni, le più disparate. Un cronista del Fatto quotidiano ha fatto nome e cognome: Walter Veltroni. Gli hanno risposto a bruciapelo: «Se trova i voti... perché no». È il segno che a Palazzo Chigi hanno acceso i riflettori sulla crisi del calcio, più o meno lo stesso comportamento del governo Prodi con l'Italia in partenza per il mondiale 2006: allora Prodi, col consenso della Melandri ministro dello sport, spedì Guido Rossi commissario in via Allegri e nel pieno dello scandalo Calciopoli suggerì di lasciare a casa Buffon e Cannavaro sostituendo anche Lippi. Per fortuna cadde l'input.

Il candidato attuale dei media, espressione anche del rinnovamento, è Demetrio Albertini, vice-presidente uscente, espressione del sindacato calciatori, capo-delegazione della spedizione brasiliana: è stato eccellente calciatore di Milan, Barcellona e Nazionale. Gli ha subito sbarrato la strada Macalli, presidente della Lega Pro, già schierato al fianco di Carlo Tavecchio, altro storico dirigente, vice-presidente vicario rappresentante del mondo dilettante, status da pensionato, che si è già sentito eletto papa prim'ancora di entrare in conclave. È l'inizio della disfida che si disputerà lunedì a Roma nel corso della riunione del Cf, convocato d'urgenza per prendere atto delle dimissioni di presidente e ct. L'ipotesi del commissario è contra legem: verrebbe buona solo nel caso l'11 agosto l'assemblea dei delegati non fosse in grado di eleggere il successore. C'è un precedente: Nizzola, alla prima votazione, non raggiunse il quorum e il presidente del Coni Petrucci spedì Pagnozzi a mettere in riga i contendenti. Un nuovo feroce scontro, tra Malagò e Abete, è dietro l'angolo. Perché il primo vorrebbe affidare al prossimo presidente la scelta del ct mentre il secondo è deciso a bruciare le tappe e a procedere subito alla scelta riunendo il gabinetto di crisi: il 4 settembre è fissata la prima amichevole (con l'Olanda), il 9 settembre la prima partita di qualificazione europea in Norvegia, non si può aspettare Ferragosto per il ct destinato a prendere il posto di Prandelli, conferirgli l'incarico e procedere alle prime convocazioni.

Anche qui gli schieramenti sono già in campo: Sky, che è diventato un partito, ha votato ieri in diretta per Mancini, ad Albertini è stato attribuita l'idea Guidolin, Allegri è rimasto senza sponsor ma è uno dei pochi ad aver avuto a che fare con Balotelli senza litigare. Sarebbe utile, in omaggio all'autonomia dello sport, se almeno l'identità del prossimo ct non arrivasse sull'asse Malagò-Renzi.

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