Sono i giorni del silenzio, dei ricordi personali, del dolore vissuto individualmente e come comunità. Forza Italia vive in maniera intima e profonda la scomparsa di Silvio Berlusconi. Non è tempo di scenari, ipotesi o addirittura guerre di successione, ricerca di delfini, riunioni ristrette o allargate, consultazioni sul futuro. Certo nessuno nasconde il comprensibile smarrimento dovuto alla discesa del sipario e alla fine di un'epoca. Il partito non può che essere sotto shock, così come nessuno sa come reagiranno i quadri sul territorio. Per una forza politica che già nel simbolo reca la dicitura «Forza Italia-Berlusconi presidente-Partito popolare europeo» è difficile immaginare un futuro senza il proprio fondatore. Ma rialzarsi e reinventarsi significa dare valore a idee che non possono tramontare con il fondatore del partito.
«Andiamo avanti in continuità per due motivi, perché non avrebbe alcun senso interrompere un percorso politico così importante come quello che ha avviato Silvio Berlusconi 30 anni fa e perché oggi siano una parte importante del governo del Paese e quindi abbiamo una responsabilità anche verso i cittadini», dice il ministro della Pa, Paolo Zangrillo, coordinatore di Forza in Piemonte. «Da un lato c'è l'impegno d'onore nei confronti del presidente che sono certo nei suoi desideri aveva quello dare continuità al ruolo di Forza Italia - prosegue Zangrillo - dall'altro abbiamo un ruolo importante nel governo del Paese che siamo chiamati ad assolvere. L'impegno di tutti noi, quindi, deve essere quello di non desistere, tenendo conto che la perdita è incolmabile perché un altro Silvio Berlusconi non c'è. È chiaro, che dovremo moltiplicare i nostri sforzi perché non disponiamo più di una persona che era un unicum».
Zangrillo è convinto che il ruolo di Fi resti strategico per la tenuta dell'esecutivo. «Berlusconi sapeva essere collante e fare squadra, credo quindi sia interesse della stessa Giorgia Meloni continuare a contare su Forza Italia, su un gruppo coeso che è un rifermento per la parte moderata del Paese». Quanto alla leadership, Zangrillo conclude: «Adesso è prematuro, sono giorni in cui l'attenzione è dedicata al ricordo del nostro leader, poi cominceremo a ragionare sul futuro dell'organizzazione del partito. Non ci mancano le persone importanti, con un profilo politico e di esperienza capaci di prendere in mano questa eredità. Io vedo in Antonio Tajani un elemento di continuità. Ricominceremo ragionando con lui su come organizzarci». Tutti sono convinti che si debba aprire una stagione unitaria, magari congelando la situazione attuale fino alle Europee con un collegio di garanti guidati da Antonio Tajani. A nessuno, insomma, può interessare un «redde rationem» che finirebbe per indebolire il partito e svalutare un potere contrattuale che almeno numericamente resta intatto (i parlamentari di Forza Italia sono 62, 44 alla Camera e 18 al Senato e sono determinanti per la vita del governo Meloni). Meglio, dunque, una gestione più collegiale possibile sino alle Europee, in modo da affrontare la prova del consenso con una proposta popolare e moderata e una squadra unita e credibile.
Ieri si è tenuto il primo ufficio di presidenza di Fi del dopo Berlusconi in cui è stato approvato il rendiconto di bilancio e ratificate nomine già decise nelle scorse settimane. Nessun ragionamento politico, però. È stato fatto. «Era un atto dovuto nei confronti del presidente Silvio Berlusconi che ci ha insegnato che anche nelle difficoltà si va avanti» ha spiegato Sestino Giacomoni, segretario della conferenza dei coordinatori regionali di Forza Italia. «Oggi con il nostro tesoriere Messina, abbiamo approvato all'unanimità i conti che sono in ordine. Il futuro di Forza Italia? In questo momento stiamo soffrendo come comunità e chiediamo solo rispetto. Forza Italia andrà avanti. Non c'è nessun buco e il rendiconto di quest'anno ha anzi portato un avanzo di un milione. Berlusconi è creditore nei confronti di Forza Italia di circa 90 milioni ma questo si è sempre saputo. È anzi un motivo in più per ringraziarlo».
La verità, come ammette Deborah Bergamini, è che «la comunità di Forza Italia ora non è ancora in grado di fare riflessioni politiche. È evidente che dovremo affrontare una fase totalmente diversa e nuova della nostra lunga storia. In alcune interviste si discute già dell'erede di Berlusconi. Berlusconi l'erede non ce l'ha. Forse è più giusto dire che Berlusconi è la nostra eredità come militanti e dirigenti del movimento politico che lui ha fondato. Credo sia questa l'unica riflessione politica che, a poche ore dalla sua scomparsa, siamo in grado di fare. Siamo ancora in una fase in cui ci confrontiamo con un evento che avrà conseguenze immani per tutto il sistema italiano. Da ieri c'è un anno zero per la politica italiana. Come poi questo si svilupperà non lo sappiamo e dipenderà dalla responsabilità di ciascuno». Intanto anche in Europa si piange.
Ieri al Parlamento europeo di Strasburgo, commemorazione della presidente Roberta Metsola, presente il ministro Fitto e il presidente dei Popolari europei Manfred Weber: «La bandiera italiana sventolerà a mezz'asta», ha detto commossa la Metsola.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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