Anche ieri Giorgio Napolitano è tornato ad evocare il mantra del governo Letta: «semestre europeo». La «prova decisiva» del 2014, ha detto, «momento importante», assieme alle elezioni europee, «per il percorso di integrazione e per il futuro dell'Italia».
Nella testa dei cittadini italiani, bombardati da mesi da autorevoli moniti sulla cruciale importanza della presidenza di turno della Ue, il «semestre» è diventato una scadenza quasi soprannaturale, una sorta di fiume Stige le cui acque rendono invulnerabile il governo e proiettano l'Italia ai vertici della politica mondiale. Ma è davvero così? La risposta degli addetti ai lavori è univoca: no.
Basta un semplice quiz per capirlo: qualcuno è in grado di dire quale paese sia in procinto di cingere l'alloro della presidenza di turno (la Grecia)? O chi l'abbia coperto negli ultimi sei mesi (la Lituania)? Nessuno se ne è accorto. E nessuno se ne accorgerà neppure quando toccherà a noi, perché «la presidenza di turno non ha praticamente alcun ruolo politico, è poco più di una mera segreteria tecnica», spiega Lucio Caracciolo, direttore di Limes. «Solo in Italia, e per ragioni tutte interne, ha assunto questa eccezionale importanza, che lo ha trasformato in una specie di semestre bianco, durante il quale è vietato anche solo parlare di elezioni». Ma anche l'ambasciatore Rocco Cangelosi, che tra l'altro è stato consigliere diplomatico di Giorgio Napolitano, non nasconde il suo scetticismo rispetto alle argomentazioni «strumentali» di Enrico Letta, che «continua a sottolineare la necessità di un esecutivo forte e coeso per svolgere un'azione incisiva, enfatizzando il ruolo che l'Italia svolgerà». Qualche tempo fa, sull'Unità, Cangelosi ha messo in guardia dal rischio di ingenerare così «eccessive aspettative». Ricordando che «l'agenda del Consiglio europeo è preparata a Bruxelles» e che tutte «le presidenze più importanti, dall'Eurogruppo al Consiglio delle relazioni esterne non sono assicurate dalla presidenza di turno». Peraltro il semestre italiano coincide con il post elezioni europee: «Bisognerà attendere fino a ottobre per il rinnovo di tutte le cariche istituzionali, e lo spazio residuo per un'azione italiana è molto limitato».
Limitato? Praticamente nullo, secondo Antonio Maria Rinaldi, docente di Finanza recentemente audito in Parlamento proprio sul semestre italiano: «Dopo il Trattato di Lisbona non ha alcuna più alcuna valenza politica, né alcun tipo di potere. Non conta nulla e non può fare nulla, tranne l'ordine del giorno del Parlamento europeo». Che però sarà appena eletto e scarsamente operativo. Di certo, dice il parlamentare Pd Sandro Gozi (docente di Istituzioni europee, ex consigliere politico del presidente della Commissione Barroso), «il semestre Ue non è un semestre bianco, il Paese di turno ha compiti essenzialmente organizzativi, non politici. Certo è meglio evitare elezioni durante il suo svolgimento, come accadde nel 1996, quando fu eletto Prodi. Ma se si facessero prima, e per luglio ci fosse un altro governo in carica, a livello Ue nessuno obietterebbe o direbbe che siamo irresponsabili». Una partita importante però ci sarà, in quei mesi: quella delle nomine.
Scadono la commissione, il suo presidente, l'Alto rappresentante per gli Affari esteri e anche il presidente del Consiglio europeo. Se Letta aspirasse a un futuro ruolo nella Ue, come Commissario italiano o addirittura come successore di Van Rompuy, il suo semestre di presidenza potrebbe diventare un cruciale trampolino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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