Basta chirurgia estetica per i cani in passerella

La legge vieta l'amputazione di coda e orecchie (tranne in rari casi). Eppure molti padroni la chiedono e trovano veterinari compiacenti

Basta chirurgia estetica per i cani in passerella

Una lettera di Enrica Roberti, veterinario e amante del cane corso, mi fornisce l'occasione di portare a galla un argomento tenuto dalle autorità competenti in quel limbo, dove la speranza cerca l'oblio. Tali autorità, in indirizzo da parte della collega, sono i ministeri della Salute, l'Enci (emanazione del ministero per l'Agricoltura) e la Fnovi (Federazione degli ordini veterinari), tutti, per un verso o per l'altro, interessati a uno scandalo che non può più essere taciuto dai veri zoofili (in questo caso cinofili), pena l'accusa di correità.

L'argomento sollevato dalla dottoressa Roberti riguarda la chirurgia estetica e le mostre di cani di razza. Nel nostro paese, è severamente vietata l'amputazione delle orecchie in tutti i cani e solo per pochissime razze, usate in taluni tipi di caccia, è concesso (anche se tuttora oggetto di controversia) il taglio della coda, purché effettuato entro pochissimi giorni dalla nascita. Il taglio delle orecchie (conchectomia) è un intervento complesso che viene richiesto da un'altissima percentuale di proprietari, perché il cane appaia «più cattivo», aderente a questo suo vecchio stilema.

Cani corso, dobermann, boxer, alani, sono assoggettati a questo intervento di chirurgia estetica che comporta dolore, lunga convalescenza e molto spesso infezioni post-operatorie. Scrive la Roberti, che interpreta il pensiero di tantissimi veterinari e cinofili che «prendendo parte ad esposizioni patrocinate dall'Enci, come spettatore e amante del cane corso, ho notato che la stragrande maggioranza dei cani introdotti in ring di razza specifici erano stati sottoposti a conchectomia e/o caudotomia». Negli ultimi mesi sono andato io stesso (e dove non potevo ho inviato amici fidati) a vedere raduni di razze soggette al taglio delle orecchie (in genere i Molossoidi) e ho potuto verificare quello che scrive la collega. Dal 70 all'80 per cento dei cani che accedono ai ring, per subire l'esame del giudice, hanno le orecchie e/o la coda amputate. A parte i cani dell'Est (dove tale pratica è concessa), i «nostri» cani sono tutti scortati dal loro bravo certificato veterinario che attesta malattie fantasiose quanto palesemente inesistenti, a causa delle quali il cane avrebbe dovuto subire l'uso del bisturi.

Naturalmente chi vince, di solito, le gare? Ma i cani amputati, ça va sans dire.

Conclude poi la collega: «Non dilungandomi su risvolti etologici, ma solo in base al nostro ruolo di veterinari, ritengo che dovremmo garantire il rispetto dalle normative che tutelano l'animale e provvedere a mediare il contrasto tra interessi umani e integrità dell'animale, a favore della tutela di quest'ultima. Facendo fede al principio bioetico che riconosce il dovere morale di non provocare né sofferenze (che non siano terapeutiche) né danni ad alcun essere vivente, conchectomia e caudotomia risultano pratiche non lecite». Non lecite, ma vincenti nelle mostre, con il beneplacito di veterinari compiacenti e autorità che sanno, ma lasciano correre.

È ora di mettere mano a

questo schifo da parte delle stesse società e club di razza che devono cambiare gli standard e impedire ai cani amputati di salire sui ring, come capita nei paesi civili. Alle autorità spetta solo di far rispettare la legge.

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