Non entro nel merito della motivazione dello sciopero generale delle transfemministe che si terrà oggi, a Milano, per «lo stop al genocidio e fine dell'occupazione coloniale» della «P4l3st1n4» (non è un codice, è Palestina, i giovani lo scrivono così) ma dei danni che fanno alla reputazione dell'intelligenza di chi vogliono rappresentare.
Nel loro manifesto transfemminista l'Europa è «il cuore dell'ideologia colonialista» e del «razzismo quotidiano che pervade le nostre società». Credo non abbiano mai messo il sederino transfemminista fuori dall'Occidente, che grazie alla NATO e agli USA dal 1945 è un mondo libero, neppure
la testa su un libro per studiare.
In ogni caso le transfemministe sono in piazza per la «decolonizzazione» e «l'intersezionalità» (boh), e, udite udite, per «attuare pratiche politiche attraverso cui mettere in discussione la riproduzione della bianchezza e costruire lotte che siano di tutte le persone oppresse a partire da un posizionamento transfemminista».
Mi ricorda molto, sebbene scritto peggio, il libro Manifesto per l'eliminazione del maschio pubblicato da Valerie Solanas nel 1968, una femminista fuori di testa che poi sparò a Andy Warhol (bel bersaglio di machismo, il povero Andy).Ma mi fa pensare anche a un Mein Kampf al contrario, combattere «la bianchezza», quando Hitler voleva combattere per «la razza ariana». Solo che sono quattro gatte (transfemministe),
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