Tra Berlusconi e Travaglio scontro totale: dopo 20 anni il primo faccia a faccia in tv

L'editorialista del Fatto attacca, poi il Cavaliere prende il suo posto e legge il casellario giudiziario del giornalista. Santoro perde la testa

Silvio Berlusconi legge il casellario di Marco Travaglio
Silvio Berlusconi legge il casellario di Marco Travaglio

Il colpo di scena è un foglietto di carta che Berlusconi teneva in mano: «Ora vengo io li ho una lettera io per Travaglio». Ebollizione generale nello studio, l'incontro con Travaglio dopo vent'anni di guerra a distanza non poteva essere più spettacolare, con Santoro spalla ideale nel faccia a faccia. Le parti si invertono, con Berlusconi che legge e Travaglio che ascolta l'elenco di addebiti che il suo nemico eterno fa, nei panni di reporter, leggendo il casellario di condanne civili di Travaglio. Nella prima parte, quando Berlusconi ricorda che Travaglio ha iniziato a fare il giornalista di giudiziaria da Torino sul Giornale era proprio con lui come editore, il clima è divertito. Anche quando Berlusconi dice che è colpa di Travaglio se poi Montanelli ha litigato con lui, siamo in pieno show senza acredine. Poi però si arriva alle condanne per diffamazione, che Berlusconi simulando Travaglio legge spietatamente, prendendo dalla lettera preparata dal suo staff. E Santoro comincia a innervosirsi, mentre Travaglio ascolta e annota le precisazioni che farà subito dopo, fino allo scontro con Santoro che esplode e Berlusconi che accusa Travaglio di essere un «diffamatore professionale». Prima di invitare, sempre nel ribaltamento di ruoli, Santoro a lasciare lo studio se non gradisce.
Altre gag poi, quando Berlusconi riprende la sedia occupata momentaneamente da Travaglio, e fa il gesto di pulirla, con Santoro che esplode una seconda volta e Berlusconi che lo intrappola con un: «Ma non si puo nemmeno scherzare». Travaglio invece incassa meglio, e replica con un'altra battuta («Se le mie condanne fossero penali lei mi avrebbe fatto presidente del Senato»), due «geni del male». Anche se Travaglio, solo in privato, esprime opinioni piuttosto positive su Berlusconi, la capacità di resistere, per vent'anni, ad attacchi che avrebbero sfiancato un peso massimo, la capacità di conquistare le persone, cosa che Berlusconi prova subito col pubblico, stringendo mani, mentre i fotografi urlano «Presidente una foto con Travaglio!».
Ecco, un gossip malizioso che gira a Cinecittà, riguarda proprio la competizione automatica tra Santoro e Travaglio, a chi è più, tra i due, l'ossessione di Berlusconi. E siccome Berlusconi nei giorni prima della puntata ha parlato più di Travaglio («Un genio del male»), si mormora che Santoro, primadonna, abbia un po patito di sentirsi messo dietro il suo editorialista preferito, da Berlusconi per giunta. Ma i protagonisti poi, nel format speciale della serata, sono inevitabilmente Santoro e Berlusconi, che si studiano per la prima ora.
Quando la diretta viene interrotta per un problema ai gruppi elettrici, cala il nero e per quasi dieci minuti stanno nello studio, in silenzio, in una calma quasi artificiale, troppo calma. Si vede che da Santoro è partito l'ordine di non essere aggressivi per non fare il gioco di Berlusconi. Ma forse sono fin troppo blande le due spalle carine, Innocenzi e Costamagna, visto che per la prima parte vince per ko tecnico Berlusconi, e Santoro si accorge che forse era meglio non nascondere Travaglio sul trespolo: «Fate venire qui Travaglio cosi ci da un po' di pepe che ci stiamo annoiando!», invoca in difficoltà davanti a Berlusconi che fa battute, sorride, fa il nonno coi giovani nello studio, sembra rilassato nella tana del presunto lupo, e con la puntata che si sta trasformando paurosamente in un megaspot elettorale per il Cavaliere. Va bene non essere aggressivi, ma qui si rischia l'autogol.

«Entri Travaglio», che si siede alla scrivania, effetto prof, mentre Berlusconi continua le gag comiche con l'inedita spalla Santoro che gli dà corda. Fino al travaso di bile del finale. «Ha rovinato tutto». Rosica Michele. Lo scontro ha un vincitore solo.


di Paolo Bracalini

Roma

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