Il bluff di Letta: i tagli sono risparmi

Il premier quand'era all'opposizione attaccava "le minori spese" del governo. Ora le difende: "Manovra prudente"

Il bluff di Letta: i tagli sono risparmi

Roma - Una questione lessicale, quindi di forma, ma anche di sostanza. Da quando Enrico Letta è diventato premier ha cambiato passo. Chiama «risparmi» quelli che prima considerava «tagli» criticando chi ai tempi li etichettava nella forma più politically correct di «minori spese». «Quando era all'opposizione Letta, nell'attaccare il governo parlava di tagli, ora che è a capo dell'esecutivo i 1,1 miliardi della sanità sono diventati risparmi», ha osservato la Fp Cgil Medici, postando su internet una vecchia puntata di Ballarò, dove il presidente del Consiglio, allora esponente democratico, attaccò duramente l'ex ministro all'Istruzione Mariastella Gelmini, raccogliendo applausi del pubblico di Raitre, sui tagli alla scuola (che poi erano minori spese rispetto al tendenziale). I tagli alla sanità, denuncia il sindacato, in realtà ci sono. Rientrati quelli dolorosi inseriti nelle prime bozze, è rimasta una riduzione del finanziamento del servizio sanitario nazionale di 540 milioni per l'anno 2015 e di 610 milioni decorrere dal 2016.

Una «limata» per un capitolo, insieme alle pensioni, che finisce spesso nel mirino delle manovre. Tagli più facili rispetto a quelli alla pubblica amministrazione e alle istituzioni.
Anche ieri si sono moltiplicate le critiche di chi considera la manovra insufficiente. In primo luogo il centro studi di Confindustria secondo la legge non ha la «stazza» per incentivare la ripresa. Ma il premier ha difeso la sua prima finanziaria. Si può migliorare in Parlamento, ma il disegno di legge «rappresenta il cambio di direzione promesso», ha detto all'assemblea dell'Anci. Con i sindaci il premier si è concentrato sull'allentamento del patto di Stabilità interno e sul fatto che con i Comuni non c'è stato un taglio dei trasferimenti, mentre c'è stata la compensazione delle mancate entrate da Imu. «Prendo per buone le verifiche sulla Service tax, ma quel miliardo è la dimostrazione che ci siamo, siamo al tavolo e ognuno si prende le sue responsabilità». Più in generale, «si devono tenere i conti in ordine e uscire dalla crisi passo per passo: bisogna essere fiduciosi, ma avere prudenza perché non ci vuole nulla a tornare nelle difficoltà in cui eravamo fino a qualche mese fa».
Ieri la legge di Stabilità ha iniziato l'iter parlamentare al Senato. Sono state stralciate otto norme. Messe da parte per entrare in un altro provvedimento. Si tratta della cabina di regia per le crisi di impresa. Stralciata anche una norma che prevedeva «premi» non in denaro per pubblicazioni «dall'elevato valore culturale», uno che riguarda l'autonomia finanziaria del consiglio di presidenza della giustizia tributaria, uno che stanziava risorse per l'istituto di vigilanza sulle assicurazioni e, infine, uno sulla ripartizione degli avvocati dello Stato.

Oggi inizieranno le audizioni, poi la battaglia politica per le modifiche entrerà nel vivo. Il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta ha chiesto di nuovo la convocazione della cabina di regia governo-maggioranza per definire le modifiche.
Tra le novità di dettaglio emerse ieri nel testo della legge, c'è una norma che cancella le limitazioni al numero di membri degli organi di amministrazione nelle istituzioni culturali se i consiglieri svolgono la loro attività a titolo gratuito.

Una norma subito ribattezzata «salva Cda della Scala», visto che nel consiglio del teatro i membri sono dieci, quindi ben di più dei sette previsti.
Il ministero dell'Economia ha poi smentito che nella manovra si escludano i dipendenti della Banca d'Italia dalla stretta. Bankitalia è già fuori dal perimetro delle amministrazioni pubbliche.

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