C’è un errore nella sentenza Diciotti, salvate Milano (davvero) e Trump: quindi, oggi…

Quindi, oggi...: il caso dei migranti da risarcire, il blitz di Extincion Rebellion e il Salva Milano

C’è un errore nella sentenza Diciotti, salvate Milano (davvero) e Trump: quindi, oggi…

- Sui palazzi di Milano che rischiano di restare incompiuti per colpa dell’inchiesta della procura, c’è solo una cosa da fare. Per evitare suicidi, aziende in dissesto e famiglie senza casa. Bisogna precedere ex post all’autorizzazione “standard” e permettere alle imprese di concludere i lavori. Abbattere tutto sarebbe una follia totale. La storia più o meno la conoscete: per aggirare le norme edilizie su demolizioni e ricostruzioni i tecnici meneghini hanno dato il via libera a costruire facendo passare l’abbattimento di un capannone e la costruzione di un condominio come una “ristrutturazione”, sottoposta dunque solo al rilascio di una Scia e al parere della Commissione urbanistica, senza le lungaggini delle autorizzazioni del consiglio comunale. Oggioni sarà anche il peggiore dei trafficoni (vedremo però all’esito del processo) ma su una cosa ha ragione: Scia o iter standard, alla fine, con ogni probabilità, quei palazzi si sarebbero costruiti lo stesso (ed è bene così!). Quindi adesso non lasciate ai giudici il piccone in mano, per carità di Dio.

- Il fatto del giorno è il seguente: i migranti, che nel 2018 vennero tenuti da Matteo Salvini per qualche giorno in mare in attesa di ottenere una ridistribuzione in Europa, dovranno essere risarciti dallo Stato, cioè da noi contribuenti. Le sentenze si rispettano, cioè si applicano, ma resta sacrosanto criticarle. E uno può anche andare a leggersi tutte le lunghe elucubrazioni dei giudici per giustificare questa loro decisione, legittima bensì soggettiva, ma in realtà qui conta solo la questione di fondo. La base. Senza ghirigori da azzeccagarbugli: i cittadini italiani che pagano le tasse dovranno versare chissà quanto a immigrati clandestini che hanno provato ad entrare in territorio italiano senza averne il permesso. E questo, signor giudice, quale che sia la valutazione in giuridichese, è oggettivamente inaccettabile.

- Leggo nella sentenza sul caso Diciotti (scaricata dal sito della Cassazione) la seguente frase: “Non può condurre a diversa conclusione il fatto che, nel caso della nave Diciotti, con un voto del 20 marzo 1989, il Senato della Repubblica abbia negato l’autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro dell’Interno (Sen. Matteo Salvini) richiesta dal Tribunale dei Ministri di Catania per il reato di sequestro di persona pluriaggravato”. Come, scusa? 20 marzo 1989? Mi sa che si sono sbagliati di qualche decennio… Quel voto risale al 20 marzo del 2019. Può capitare una svista, sia chiaro: non sarà questa rubrica, regina dei refusi, a fare la morale per un errore di battitura (si spera). La domanda è: ma se nel testo c’è uno strafalcione così grottesco, ci possiamo fidare di tutto il resto?

- Torno a non capire quale sarebbe la “pace giusta”, secondo i molti che - giustamente schieratisi dalla parte dell’Ucraina - da mesi non fanno che ripetere questo lodevole ma banale slogan. L’unica “pace giusta” che mi pare tengano in considerazione è quella di riconsegnare all’Ucraina tutti i territori conquistati dai russi, inclusi il Donbas e la Crimea. Ma è improbabile. Dunque, la domanda resta: nella pratica, non in teoria, quale “pace giusta” dovrebbe accettare Kiev? Quanti territori può pensare di perdere? In che modo si può convincere la Russia a trovare un accordo? Non ditemi che sarà sufficiente urlargli contro gli 800 miliardi di investimenti del RearmUe. Non funzionano così, gli armistizi o i trattati di pace. Andate a rileggere i libri di storia e trovatemi un conflitto che si sia concluso con l’invasore che, senza essere militarmente sconfitto, riconsegna i territori conquistati al nemico. Putin è un barbaro, ma non è scemo.

- Lo so che è ingiusto, sia chiaro. Ma in politica e in geopolitica gran parte delle faccende sono inique.

- Salvini sbaglia ad affermare che Macron è “matto”. Ma su un punto ha ovviamente ragione: il sogno di Emmanuel è quello di sostituirsi agli Stati Uniti nel ruolo di potenza atomica europea. Ci aveva già provato prima dello scoppio della guerra in Ucraina, quando di fatto aveva celebrato il funerale della Nato. E ritenta ora che Trump sta sconquassando il mondo occidentale.

- Trump:
"Sto considerando ampie sanzioni bancarie, sanzioni e dazi alla Russia fino a quando un cessate il fuoco e un accordo finale sulla pace non saranno raggiunti”. Ed è panico tra quelli che “Trump sta facendo favori a Putin.

- Pensavate di aver visto tutto nella vita? No. Oggi Extinction Rebellion, un gruppo di attivisti green, ha occupato uno store di auto… elettriche. Che è un po’ come se i vegani se la prendessero con un mercato dell’ortofrutta. Possibile?
Sì, possibile. Perché ormai il nemico numero uno si chiama Elon Musk e anche se è uno dei maggiori produttori di quel mezzo a batteria che quasi tutti, Europa compresa, considerano fondamentale per fermare l’inquinamento globale, oggi i giovani ribelli si sono incollati alla vetrina dello store Tesla di Gae Aulenti. 
E perché? La risposta più logica sarebbe: boh, valli a capire. Però poi siamo andati a leggere le motivazioni e forse era meglio restare nell’ignoranza. Ma almeno dopo questa azione crolla la maschera dell’ecologismo movimentista di sinistra, che in realtà è molto più rosso di quanto non sia verde. L’obiettivo reale, ci pare di capire, non è tanto ridurre l’inquinamento (altrimenti allo store Tesla avrebbero dovuto fare un monumento) bensì combattere il “l’avidità capitalistica” tout court. Lo scrivono nel loro sito: "Il vecchio sistema che fa affidamento solo sulla crescita economica come indicatore dello stato di salute della società non è più un’opzione”.

Le Tesla quindi non vanno bene non tanto perché inquinano, o anche: visto che l’accusano di sfruttare territori e risorse (perché le elettriche cinesi a basso prezzo invece che fanno?), ma banalmente perché costano troppo. Dicono di combattere il “fascismo green” (e questa sì, è bella), ma pare proprio che piuttosto teorizzino un socialismo verde.

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