Campobasso, la città dove la campanella non suona mai

Riecheggiano le campane a Campobasso, ma nessuna campanella. Il capoluogo molisano è già nella storia della pubblica «distruzione»: qui, infatti, le scuole - e siamo ormai al 20 settembre - non sono ancora iniziate. Una storia all'italiana dove il capro espiatorio è già bello e pronto: si chiama Gino Di Bartolomeo (nella foto), sindaco di Campobasso. È lui che ha negato il «sì» alla riapertura degli istituti, quindi il «colpevole» è lui. I genitori di Campobasso, se potessero, lo colpirebbero con le freccette del tiro a segno e il bersaglio sarebbe anche facile da centrare vista la silhouette tutt'altro che filiforme del Di Bartolomeo.
Ma le cose stanno veramente così? Ci troviamo dinanzi a un primo cittadino pazzo o saggio? A leggere i dati, sconfortanti, della situazione delle scuole della provincia di Campobasso (l'80% non rispetta le norme di sicurezza) verrebbe da propendere per la seconda ipotesi. Del resto Di Bartolomeo lo ha detto a chiare lettere: «Non voglio finire in galera per responsabilità non mie...». E la memoria non può che andare al terribile crollo del 2002 dell'elementare di San Giuliano in cui persero la vita 27 bambini e una maestre: una ferita mai rimarginata nella carne e nell'anima di tutti i molisani. È a quel dramma che sicuramente il sindaco di Campobasso ha pensato quando ha opposto il suo «no» alla riapertura di scuole che sono, potenzialmente, delle trappole per topi. Qualcuno si sente di buttargli la croce addosso per questo? Faccia pure, ma poi non pianga se una nuova San Giuliano dovesse ripetersi. Intanto il caso «scuole chiuse» è ora anche al vaglio della Procura di Campobasso che la settimana scorsa ha disposto, tramite la Guardia di finanza, l'acquisizione di documenti relativi alle ordinanze sulla sicurezza scolastica disposte dal primo cittadino di Campobasso dal 2009 al 2012. A far scattare il blitz delle Fiamme gialle un esposto di alcuni genitori che avevano chiesto alla Procura di verificare l'ipotesi di interruzione di pubblico servizio rispetto alla chiusura degli istituti scolastici cittadini.A fotografare la situazione è anche la testimonianza, giunta al Giornale, di uno studente deluso che racconta tutto il suo disagio dinanzi al portone sbarrato del suo liceo. «Secondo il calendario scolastico stabilito dalla Regione Molise, gli istituti avrebbero dovuto riaprire l'11 di settembre - racconta Giovanni -, tuttavia il Comune di Campobasso, a pochi giorni dalla data prevista, ha emanato un'ordinanza con cui ha ha negato la riapertura di tutte le scuole». Motivo? Secondo i rapporti dei Vigili del Fuoco, nessuna scuola della città possiede alcun certificato di sicurezza che ne consenta la riapertura. «L'ordinanza - prosegue Giovanni - ha creato scompiglio, disagio ed anche preoccupazione tra genitori e studenti. Ora il sindaco sta attendendo un deroga ai decreti per la sicurezza delle scuole dai ministeri dell'Interno e dell'Istruzione per la riapertura delle scuole, che resteranno chiuse ad oltranza». Intanto molti si sono chiesti perché il problema sia stato sollevato soltanto ora, cioè ben due anni dopo i termini di scadenza per adeguare le strutture alle norme previste dal decreto. Sta di fatto che a Campobasso sono solo tre gli istituti in regola.Per gli altri undici - attualmente tutti chiusi - si attende che Roma batta un colpo. Ai ministri dell'Interno Cancellieri e dell'Istruzione Profumo, in questi giorni sono fischiate le orecchie. Ma nulla si è mosso. Almeno fino a ieri, quando è stato deciso che le scuole riapriranno lunedì prossimo. Senza che, nel frattempo, le scuole tenute finora chiuse perché «a rischio» abbiano subìto alcun intervento di adeguamento alle norme di legge.

Come dire: le scuole riaprono (grazie a una specie di «condono» ministeriale), rimanendo però insicure esattamente come prima. La conferma che - come diceva Flaiano - il nostro è un Paese dove la situazione è sempre grave, ma non è mai seria.

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