In carcere per un articolo

L’assurda storia di Pasquale Napolitano

In carcere per un articolo
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Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.

Cari amici (e amiche) de La Buvette, questa settimana vi raccontiamo la storia di una assurda sentenza. Quella che ha colpito il nostro collega Pasquale Napolitano, firma de il Giornale. Condannato ad 8 mesi di carcere, sì, al carcere, per aver scritto un articolo di 12 righe sull’ordine degli avvocati del foro di Nola. Assurdo, folle!

Tenetevi forte: la “giudice” onoraria (un avvocato che non ha mai vinto il concorso in magistratura) che ha condannato alla galera Napolitano, non essendo un togato a tutti gli effetti, risulta essere ancora iscritta allo stesso albo degli avvocati del foro di Nola che ha denunciato Napolitano per diffamazione. Ah, l’imparzialità. Così, Antonia Ardolino non ha risparmiato il povero Napolitano che noi, ovviamente, abbiamo intervistato.

**ASCOLTA IL PODCAST E L’INTERVISTA A PASQUALE NAPOLITANO**

Pasquale, quando è arrivata la sentenza come ti sei sentito?

“Ho assistito alla lettura della sentenza e all’inizio mi sentivo come un pugile stordito, non avevo ben realizzato. Una volta ha casa ho riflettuto sulla gravità della cosa. Ho iniziato a rileggere gli articoli e ho capito quanto è stato duro il provvedimento”

Sei stato condannato a 8 mesi di carcere per un articolo sull’ordine degli avvocati di Nola, a condannarti non è un giudice sopra le parti ma un avvocato che rivestito le vesti di giudice e ti ha condannato. Lei ha anche un marito avvocato che è iscritto allo stesso albo che ti ha trascinato in tribunale. C’è un conflitto qui…

“Non lo so se c’è un conflitto da un punto di vista normativo ma sicuramente non è un togato, è una cosa strana che sia un non giudice a decidere sulla libertà delle persone o ad esprimersi sulla libertà di informazione. Ma la cosa ancora più singolare è che la mia causa riguardava il presidente degli avvocati di Nola e tre avvocati e scopro che il giudice che mi ha condannato è un avvocato iscritto allo stesso albo. Questa la trovo una cosa singolare, lei doveva decidere se assolvere me o tutelare l’ordine al quale aveva appartenuto”.

Ma c’è pure l’aggravante…

“Sì, è una pena durissima. È una pena che non si da più! Saviano è stato condannato a pagare solo un’ammenda dopo che ha chiamato il Presidente Meloni “bastarda” e io sono stato condannato per un articolo per il quale, dopo pochi giorni, il presidente dell’ordine che mi ha denunciato, si è dimesso. L’aggravante mi è stata data perché ho ricondiviso l’articolo online sui miei canali social, una follia”.

A sinistra nessuno si è fatto sentire, tranne Giuseppe Conte

… per scoprire altri dettagli ascolta il podcast.

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