"La casa è sacra, si vergogni chi incita a occuparla". La lezione di Meloni alla Salis

Il presidente del Consiglio sgancia una bordata contro la neo eurodeputata di Avs. Poi la sferzata alla sinistra: "Non si strumentalizza Mattarella come se fosse il capo dell'opposizione"

"La casa è sacra, si vergogni chi incita a occuparla". La lezione di Meloni alla Salis

"La proprietà privata è sacra e inviolabile e considero scandaloso il silenzio della sinistra su queste prese di posizione". Con queste parole Giorgia Meloni afferma un principio sacrosanto su cui tanto si è discusso nelle ultime settimane. Una vera e propria lezione nei confronti di Alleanza Verdi-Sinistra e in particolare della paladina Ilaria Salis. Nei cui confronti il presidente del Consiglio ha sganciato una bordata: "Considero vergognoso che chi viene pagato dagli italiani per scrivere le leggi stia lì a fare apologia della violazione delle leggi e che dei privilegiati occupino abusivamente delle case destinate alla povera gente".

L'occupazione delle case

Meloni, intervistata a Dritto e Rovescio su Rete4, ha rivendicato l'attività del centrodestra contro le occupazioni abusive delle case. Ad esempio in uno dei disegni di legge in materia di sicurezza è stata inserita una norma che introduce un nuovo delitto, ovvero l'occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui, che prevede una pena detentiva da 2 a 7 anni. Inoltre le forze dell'ordine potranno procedere allo sgombero di un immobile occupato anche senza aspettare l'autorizzazione del giudice che, eventualmente, dovrà convalidarla in un secondo momento.

Dunque il capo del governo ha voluto segnare un confine ben preciso tra due punti di vista diametralmente opposti: da una parte "c'è chi combatte le occupazioni abusive e chi combatte il racket delle occupazioni abusive", mentre dall'altra si trova chi - pagato con i soldi degli italiani - "istiga il racket delle occupazioni abusive". "Punti di vista. Gli italiani decideranno quale preferiscono", ha aggiunto.

Il monito di Mattarella

Inoltre Meloni si è soffermata sulle parole pronunciate da Sergio Mattarella che, in questi giorni, sono diventate un vero e proprio caso politico. Il presidente della Repubblica ha invitato a non trasformare il diritto della maggioranza a governare in un assolutismo della maggioranza. Un'uscita che è stata puntualmente cavalcata della sinistra, secondo cui quella del capo dello Stato sarebbe un sferzata verso l'attuale esecutivo. Su questo punto il presidente del Consiglio si è rivolto alle opposizioni: "Non ho letto, differentemente da quello che hanno fatto altri, un attacco al governo". Fonti del Quirinale hanno fatto sapere che la valutazione espressa da Meloni sulle parole di Mattarella viene considerata corretta al Colle.

"Penso che non si faccia un favore alle istituzioni di questa Nazione e al ruolo del presidente della Repubblica se ogni cosa che dice viene strumentalizzata come se fosse il capo dell'opposizione", è la tesi sostenuta da Meloni. Che ha definito "molto alto" il discorso di Mattarella sulla democrazia, spiegando di essere d'accordo su quanto detto e sottolineando l'importanza dei pesi e dei contrappesi nei sistemi democratici. Al tempo stesso però ha lanciato una frecciatina nei confronti della sinistra, che in queste ore è partita in trionfo pensando di essere di fronte a una bacchettata verso il governo: "Se non esiste un assolutismo della maggioranza, figuriamoci se può esistere un assolutismo della minoranza. Che è quello che abbiamo purtroppo visto quando al governo c'era la sinistra".

Il riferimento del leader di Fratelli d'Italia è a quanto accaduto in passato, a quello che ha bollato come "assolutismo dei poteri": chi non ha vinto le elezioni è riuscito ad arrivare a Palazzo Chigi "e alla fine ti diceva pure se potevi o non potevi uscire di casa". Per questo in molti avanzano il sospetto che la sinistra sia contraria al premierato per paura di sottoporsi al giudizio del popolo: "Il problema è che se decidono i cittadini loro probabilmente non possono più governare quando perdono le elezioni. Il problema è il rischio di non avere più un sistema nel quale c'è il Pd solo al comando".

La nuova Europa

Un altro tema affrontato dal presidente del Consiglio sono state le trattative in corso per la fisionomia della nuova Europa. Meloni ha denunciato la tendenza di provare a "nascondere la polvere sotto il tappeto pensando che si possa fare finta di niente", mentre sarebbe opportuno tenere conto delle indicazioni arrivate dai cittadini alle recenti elezioni europee. Dagli elettori è giunto un messaggio chiaro: bisogna cambiare passo.

Il capo del governo ha rivendicato la scelta di non aver votato l'accordo sulle massime cariche europee. Il motivo? C'è chi ha preferito continuare a ragionare con un'impostazione ideologica del passato piuttosto che segnare una novità. "Qui in Italia qualcuno diceva: 'Bisogna adeguarsi perché poi si va a trattare e si cerca di portare a casa un risultato migliore'. Io rifiuto questo racconto. Questa tecnica in passato non ha funzionato perché 5 anni fa l'Italia non ha preso nessun carica di livello e neanche un vicepresidente, e i vicepresidenti erano sette", ha dichiarato Meloni.

Il presidente del Consiglio ha dunque ribadito che è indispensabile rispettare l'Italia e riconoscere al nostro Paese il peso che gli spetta.

Per la storia e per il presente, non perché deve adeguarsi a tutti i costi: "Se esiste ancora un'Unione europea all'Italia va riconosciuto quello che le va riconosciuto banalmente perché è la terza economia europea, un Paese fondatore, la seconda manifattura d'Europa, ed è pure tra le grandi Nazioni europee quella con il governo più stabile".

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