«Le pratiche collettive dell'occupazione di case sfitte» danno «una risposta concreta al bisogno dell'abitare», «mi ritrovo nelle battaglie del movimento di lotta per il diritto alla casa, anche nelle occupazioni», parola di Ilaria Salis e Nicola Fratoianni. Negli ultimi giorni stiamo assistendo, da parte della sinistra radicale, a un'incredibile apologia delle occupazioni dopo un post della neo europarlamentare Ilaria Salis che rivendica la sua militanza nel movimento di «lotta per la casa» e le «pratiche collettive dell'occupazione di case sfitte». Così le occupazioni che, è bene ricordarlo, costituiscono un reato, sono d'improvviso diventate la soluzione per il problema abitativo e, in un assurdo capovolgimento della realtà, si cerca di farle passare per un gesto animato dal senso civico. Le cose in verità stanno diversamente non solo per una questione di legge e di principio (proprio per le occupazioni molte famiglie bisognose risultate vincitrici nelle graduatorie non possono usufruire delle case popolari) ma anche a causa dei costi per la collettività degli immobili occupati.
Solo nella città di Roma, secondo un esposto inviato ad aprile alla Corte dei Conti, il costo delle occupazioni abusive per il Comune è di 72 milioni di euro l'anno, oltre 700 milioni in dieci anni. Una cifra monstre maturata tra mancati introiti, utenze non pagate e danni agli immobili.
A Napoli invece, la mancata riscossione dei canoni d'affitto, ha prodotto un buco da 133 milioni di euro nelle casse del Comune secondo l'accusa della Procura della Corte dei conti della Campania con casi incredibili come quanto avvenuto in una scuola dove l'alloggio della custode defunta nel 2010 è stato occupato abusivamente dai suoi eredi che non pagavano l'affitto e neppure i consumi idrici al Comune.
Sempre a Napoli, secondo quanto emerso dalle indagini, è stata riscontrata un'occupazione abusiva degli alloggi dei custodi di un'altra scuola in cui vive una persona il cui fratello fu arrestato nel 2005 perché sorpreso a coltivare marijuana proprio nel cortile dell'istituto scolastico.
Non vanno meglio le cose a Bari dove i debiti degli utenti morosi nei confronti dell'Arca (agenzia per gli alloggi) sono pari a 85 milioni a causa di canoni di locazione non pagati e utenze mai saldate. Sono quasi 700 le case occupate abusivamente nella provincia di Bari tra cui molte da esponenti della criminalità organizzata.
Come se già non bastasse questa situazione, oltre al danno del costo per la collettività delle occupazioni, anche la beffa del racket che si crea quando il fenomeno si stratifica. Un paio di anni fa i Carabinieri del Nucleo investigativo di Ostia hanno sequestrato tredici appartamenti nella periferia romana tutti di proprietà dell'Ater o del Comune che venivano gestiti dal clan Costagliola. Il racket prevedeva un pagamento variabile di 500/600 euro per usufruire del bene da parte di ogni occupante. Durante un altro sgombero in Piazza Indipendenza a Roma sono state invece ritrovate ricevute fittizie per i soggiorni degli occupati con prezzi variabili tra i 10 e i 30 euro a notte.
Secondo le stime ad oggi in Italia sono circa 48.000 gli immobili occupati di cui circa 30.000 sono edilizia popolare, eppure manca una mappatura completa del costo delle occupazioni abusive a livello nazionale perché la gestione appartiene agli enti locali.
Sul monitoraggio degli immobili occupati svolge un lavoro prezioso Confedilizia e, mettendo insieme i dati dei vari territori, stiamo parlando di un costo per la collettività di centinaia di milioni di euro. Risorse che potrebbero davvero aiutare a risolvere il problema abitativo per migliaia di italiani.
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