Caso Abu Omar, governo ricorre alla Consulta contro la Cassazione

Nel settembre 2012 la Cassazione aveva disposto un nuovo processo di appello per gli ex vertici del Sismi (Pollari e altri) in relazione al sequestro dell'imam estremista Abu Omar

Caso Abu Omar, governo ricorre alla Consulta contro la Cassazione

È un aspro scontro istituzionale tra potere politico e magistratura quello che si apre ufficialmente ieri sera al termine della riunione del consiglio dei ministri convocato da Mario Monti. All'ordine del giorno della riunione del governo, fissata ufficialmente con all'ordine del giorno alcuni provvedimenti delle Regioni, il presidente del Consiglio porta la vicenda del processo bis per il sequestro Abu Omar, in corso a Milano a carico di cinque esponenti del Sismi, tra cui l'ex direttore Niccolò Pollari e l'ex capo del controspionaggio Marco Mancini. La riunione del gabinetto, fissata inizialmente per le 18, viene poi spostata alle 22 e si conclude in piena notte. Al termine il governo decide di sollevare conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato contro la corte di Cassazione e la Corte d'appello di Milano. Al centro dello scontro, il segreto di Stato che tre governi consecutivi (Prodi, Berlusconi e Monti) hanno apposto sul ruolo svolto dai nostri servizi segreti nel sequestro dell'imam estremista Abu Omar, rapito a Milano nel febbraio 2003 da una squadra di agenti della Cia. Gli agenti americani sono già stati condannati. Ma è sulle responsabilità dei loro colleghi italiani che giudici e governo sono da tempo ai ferri corti.

Nel comunicato ufficiale diramato la scorsa notte, Palazzo Chigi annuncia che, su parere conforme dell'Avvocatura dello Stato, il governo ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la sentenza della Cassazione che nell'autunno scorso ha ordinato un nuovo processo a carico dei nostri 007 e l'ordinanza del 28 gennaio scorso con cui la corte d'appello di Milano, in apertura del processo bis, ha acquisito una serie di documenti che il governo aveva coperto col segreto di Stato.

Di fatto, secondo il governo Monti, la magistratura aveva disatteso le decisioni del governo e scavalcato il segreto di Stato. E Monti, che nei giorni scorsi aveva cercato invano attraverso una serie di missive ai servizi segreti, di bloccare il processo agli uomini del Sismi, ora ricorre all'ultimo strumento che la legge gli consente per vincere il braccio di ferro con i giudici.

Mercoledì scorso il procuratore generale Pietro de Petris aveva pronunciato la sua requisitoria, chiedendo la condanna di Pollari a dodici anni di carcere, di Mancini a dieci anni e dei funzionari Sismi (Di Troia, Ciorra e De Gregori) a sette anni. Nei giorni scorsi le difese nelle loro arringhe avevano ribadito la innocenza degli 007 imputati e soprattutto avevano sottolineato la loro impossibilità a difendersi proprio a causa del segreto di Stato imposto sulla vicenda. Il processo è stato rinviato a martedì prossimo, quando dovrebbe arrivare la sentenza. Ma ora la decisione del governo mette la Corte d'appello di fronte ad una scelta secca: fermare tutto in attesa che la Corte Costituzionale sciolga il nodo, o andare ugualmente a sentenza.

Con il rischio che tutto venga poi spazzato via se la Corte Costituzionale dovesse stabilire - come ha già fatto una volta - che gli interessi della sicurezza nazionale hanno la prevalenza sul diritto-dovere della magistratura a perseguire i reati.

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