Cinquant'anni fa si verificava quello che è passato alla storia come il "rogo di Primavalle", un assalto incendiario compiuto da alcuni esponenti della sinistra extraparlamentare di Potere Operaio ai danni dell'abitazione di Mario Mattei, segretario locale del Movimento Sociale Italiano, che vide morire nell'incendio i suoi due figli, Virgilio e Stefano, di 22 e 8 anni. A mezzo secolo di distanza da quei fatti, che non hanno mai veramente avuto una condanna politica da parte della sinistra, Giorgia Meloni ha scritto una lettera al presidente dell'Associazione fratelli Mattei, Giampaolo Mattei.
"Il 16 aprile di cinquant'anni fa l'Italia e Roma hanno vissuto una delle pagine più buie della storia nazionale", esordisce il presidente del Consiglio, sottolineando che quell'evento ha permesso all'Italia di aprire gli occhi davanti al clima di odio verso gli avversari politici che attraversava ogni città del nostro Paese, "un odio allo stato puro che stava divorando la mente e il cuore di molti e che stava avvelenando la nazione". Il "rogo di Primavalle" è stato uno dei punti più bassi toccati dalla battaglia politica nel nostro Paese ma, purtroppo, non è rimasto l'unico. "Ad essa è seguita una lunga catena di morte e dolore che ha insanguinato le nostre città, ha distrutto intere famiglie e ha segnato per sempre la vita di tanti nostri connazionali, lacerando il nostro tessuto sociale e contribuendo a spalancare le porte all'abisso del terrorismo", scrive ancora il premier.
Meloni mette il focus sull'atteggiamento che ha contraddistinto quegli anni, durante i quali "l'avversario politico era un nemico da abbattere". Quelli, prosegue il presidente di Fratelli d'Italia, erano gli anni "dei cattivi maestri sempre pronti a giustificare anche il più orrendo dei crimini o a costruire false verità per coprire i responsabili, erano gli anni delle fazioni contrapposte e della delegittimazione reciproca". L'Italia ha saputo mettersi questi anni così terribili alle spalle, spiega Meloni, ma non senza difficoltà. "Le cicatrici delle profonde ferite subite ne sono il segno concreto e, spesso, tornano a far male. Non possiamo cancellare la storia o chiedere alle famiglie delle vittime di dimenticare ciò che è successo", dice ancora il premier, che invita tutti alla riflessione su quello che è oggi possibile.
"Quello che possiamo fare oggi è tenere viva la memoria di quanto accaduto, per evitare il pericolo di ricadute e condurre l'Italia e il nostro popolo verso una piena e vera pacificazione nazionale", si legge ancora nella lettera, nella quale si loda l'Associazione fratelli Mattei per voler perseguire questo obiettivo, che era quello della signora Anna, madre dei due giovani uccisi. "È l'obiettivo che mi auguro tutte le forze politiche, le Istituzioni, le agenzie educative e la società vogliano porsi per trasmettere alle nuove generazioni un messaggio di rispetto e tolleranza.
Perché nel confronto politico non ci siano più nemici da abbattere o da distruggere, ma soltanto avversari, con i quali confrontarsi civilmente e nel riconoscimento reciproco", ha concluso Giorgia Meloni inserendo tra le righe un appello a tutte le forze politiche, affinché si interrompa la catena di odio e delegittimazione che sembra essersi rinsaldata con le nuove elezioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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