Che fatica proteggere il Papa anti protocollo

Si sposta senza preavviso, cambia meta, rifiuta le formalità: guardie svizzere in tensione

Che fatica proteggere il Papa anti protocollo

Città del Vaticano - Stamattina alle dieci, a sorpresa, celebrerà messa nella chiesa di Sant'Anna in Vaticano, prima di prepararsi all'Angelus. Ci saranno migliaia di persone che vorranno assistere alla sua prima celebrazione in una normale parrocchia. L'altro giorno, sempre a sorpresa, si è recato alla clinica romana Pio XI per far visita al cardinale novantenne Jorge Maria Mejia, nativo di Buenos Aires come lui e lì ricoverato. Sempre venerdì pomeriggio, e sempre senza troppi preavvisi, ha fatto un'altra sosta mariana nella Grotta di Nostra Signora di Lourdes, nei Giardini vaticani. Buona parte dei discorsi viene improvvisata «in modo spontaneo», dice padre Federico Lombardi. E dunque, niente testi distribuiti in anticipo. Il Papa si prepara, ma poi parla per «sovrabbondanza della fede». E dunque, bisogna adeguarsi e distribuire i discorsi dopo. Anche gli addetti alla sicurezza di Papa Francesco hanno un diavolo per capello. Cosa s'inventerà di nuovo oggi? Devono tenersi pronti per ogni evenienza. Devono interpretare il suo stile. Un Papa incontrollabile, persino dinamico per i suoi 76 anni. Un Papa allergico alle burocrazie dei sacri palazzi. «Sta rottamando il cerimoniale pezzo per pezzo», sintetizza Alberto Melloni, uno dei massimi esperti di storia ecclesiastica. Non è una questione solo formale. Francesco predilige una Chiesa essenziale, «una Chiesa povera per i poveri», ha detto ieri.

Chi l'ha visto l'altra sera racconta che, quando è andato a «togliere i sigilli» dell'appartamento papale per consentire l'inizio dei lavori di ristrutturazione, fosse piuttosto insofferente. Troppi sfarzi, troppi barocchismi, probabilmente. A Buenos Aires era abituato a una vita ben più spartana. Potrebbe scegliere di abitare altrove? Chissà. Raccontano che gli uomini della gendarmeria siano piuttosto preoccupati. Se è questo il suo modo di essere, fa bene a spostarsi senza preavvisi. La mattina della visita a Santa Maria Maggiore c'erano solo quattro moto ad accompagnarlo. Niente corteo, niente staffette per bloccare il traffico.

«Non ho bisogno di guardie», avrebbe risposto a chi lo sollecitava a maggiori precauzioni. Lui si è infilato in macchina e poi nel normale traffico cittadino. Ha tutti i diritti di farlo, ci mancherebbe. Ma gli uomini della gendarmerie e le guardie svizzere si guardano pensierosi.

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