La conferenza di Meloni, la medaglia al carabiniere eroe e Musk: quindi, oggi…

Quindi, oggi...: la conferenza stampa della premier, la censura di Zuckerberg e Cecilia Sala

La conferenza di Meloni, la medaglia al carabiniere eroe e Musk: quindi, oggi…

- Oggi si è svolta la lunga, lunghissima conferenza stampa di Giorgia Meloni, praticamente assediata dai giornalisti. Guardarla tutta per intero può nuocere gravemente alla salute, quindi ve la riassumiamo qui in poco più di un minuto con una considerazione finale. Cosa ha detto di interessante la premier?

- Primo: ha lasciato a bocca asciutta chi sperava di conoscere dettagli sulla liberazione di Cecilia Sala. Sintesi: abbiamo lavorato tutti insieme, i fattori che hanno inciso sono molti, la carcerazione di Abedini vedremo e comunque non è questa la sede per parlarne. E tanti saluti.

- Secondo: Elon Musk è un cittadino libero, ricco, che dice quel che vuole su tutto quel che vuole. L’ingerenza vera non si ha quando un miliardario spara giudizi su X, spesso neppure condivisibili, ma quando un riccone paga partiti, associazioni e politici in altri Paesi per indirizzare le politiche degli Stati. E questo l’ha fatto Soros, non Musk.

- Terzo: Meloni non ha mai parlato di Starlink con Elon e molte delle notizie diffuse sono farlocche. I satelliti di SpaceX sono candidati a risolvere il problema delle comunicazioni sicure tra le ambasciate, non ci sono alternative pubbliche, ma siamo ancora a campa cavallo. “Neppure io ho le idee chiare”.

- Quarto: Elisabetta Belloni se ne è andata non per il caso Sala e senza sbattere le porta. Tutto molto tranquillo e sereno. C’è da crederci? Boh. Intanto al suo posto arriva Rizzi.


- Cinque: i centri in Albania riprenderanno alla facciaccia dei giudici che speravano di fare di testa loro e disapplicare in toto i provvedimenti del governo.

- Sesto: Papa Francesco chiede amnistia e indulto? Lo faccia in Vaticano. Perché l’idea di Meloni non è quella di adeguare il numero dei detenuti alle carceri, liberandone in massa; ma adeguare le carceri al numero dei criminali, costruendo nuove prigioni.

- Settimo: Trump non toglierà sostegno all’Ucraina, sul caso Todde non c’’è niente da esultare ma un governatore di destra lo avrebbero impiccato, Salvini non farà il ministro dell’Interno e presto il governo darà un segnale al ceto medio; inoltre Meloni non leggerà i libri di Scurati (sai che dramma), non guarderà la serie su Mussolini, non calpesta le formiche eccetera eccetera eccetera.

- L’unica cosa veramente interessante, in fondo, è stata soprattutto la proposta del premier di premiare il carabiniere che a Rimini ha sparato e ucciso l’aggressore armato di coltello e che ora si ritrova indagato. Questo sì, un bel segnale.

- Domanda per i giornalisti: ma che senso ha una conferenza stampa di 3 ore con la presidente, in cui metà delle domande sono uguali le une con le altre e non sono manco riusciti a chiederle nulla sull’inseguimento di Ramy? Pare un bombardamento e anche riassumere il tutto diventa impossibile o quasi. Allora propongo: facciamone due, da massimo 45 minuti. Venti domande e fine. Due palle, altrimenti.

- A leggere i giornali ieri e oggi appare lampante che i colleghi non hanno compreso per nulla la portata del video di Mark Zuckerberg in cui silura i fact checker. Tutti si sono concentrati sulla “svolta trumpiana” Facebook e Instagram. Ma non è questo il punto. Quel video è la più clamorosa confessione di censura democratica mai avvenuta sinora: Meta ha ammesso di aver limitato la diffusione di idee, solo di alcune, sulla base di pregiudizi politici portati avanti da team di specialisti della censura. E questo, amici miei, è clamoroso. Fa ridere che chi blatera di libertà di stampa per Antonio Scurati in Rai non si stracci le vesti per l’orripilante ammissione di Zuckerberg.

- "I fatti di Milano, al vaglio della magistratura, verso la quale continuiamo ad esprimere piena fiducia, impongono una profonda riflessione sui compiti che devono svolgere le forze di Polizia. Chiediamo alla politica chiarezza su quello che i Carabinieri debbono o non debbono fare. Dobbiamo sapere se inseguire e tentare di fermare un mezzo che non si è fermato all'alt sia ancora legittimo o se intercettare un ladro che fugge su un cornicione di un palazzo, con il rischio che cada, non configuri un reato a carico di chi opera. I carabinieri sono disorientati e rischiano così di non riuscire più a fornire, con la stessa determinazione, quel servizio che ogni giorno svolgono a tutela dei cittadini. Esprimiamo la nostra piena contrarietà alle parole di coloro che, forse in possesso di maggiori informazioni, hanno già stabilito che quella di Milano non è stata la modalità corretta di condurre un inseguimento". Lo dice Vincenzo Romeo, segretario generale di Pianeta sindacale carabinieri. Una delle cose più intelligenti affermate sinora sul caso Ramy.

- Il sindaco di Massa scrive: "Felice che Cecilia Sala sia rientrata sana e salva in patria, in quella patria che grazie al nostro presidente del Consiglio, le ha garantito la libertà, dimostrandole di dimenticare le sue passate osservazioni sui nostri marò e le ha insegnato cosa significa adesso essere cittadini italiani”. E per un motivo inspiegabile il Pd si infuria invitando il primo cittadino a scusarsi. Allora, amici: siamo tutti contenti che Sala sia rientrata a casa, ma non è che ora la trasformiamo in Santa Rita da Cascia. Se il sindaco ritiene di criticarla per le sue affermazioni sui marò è libero di farlo. Non l’ha mica insultata.

- Il generale dei Pasdaran ammette che la fine di Assad in Siria

è stata una sconfitta durissima per l’Iran. Ecco spiegato, forse, uno dei motivo per cui la scarcerazione di Sala è stata così rapida. Gli Ayatollah sono in affanno. E cercano qualche sponda in Occidente.

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