- Vi spiego in poche parole questa storia del presunto spionaggio ai danni di 90 giornalisti. Una società israeliana produce un software spia e lo vende agli Usa e ad altri stati democratici alleati per combattere il terrorismo internazionale. Alcuni giornalisti, tra cui il direttore di Fanpage, riceve però da Meta una informazione sul fatto che anche lui è stato oggetto di attacco. E qui parte il complotto: visto che abbiamo fatto inchieste contro il governo, non è che il governo ci spia? Allora. Intanto appare improbabile che Meloni si metta a giocare con un software, al massimo un’azione simile potrebbero averla presa i Servizi Segreti che, come Cancellato di sicuro sa, colpiscono a destra e a manca: nei mesi scorsi, per dire, hanno “attenzionato” anche il Capo di Gabinetto della premier; e poi veniamo dagli scandali Equalize e Striano. Quindi il titolo-domanda “il governo italiano ha spiato il cellulare del direttore” è un tantino tendenzioso, se non proprio complottista. E al momento fondato su poco.
- Infatti il governo ha smentito che vi siano stata "attività di spionaggio che avrebbero riguardato operatori dell'informazione".
- Sia chiaro: controllare il cellulare di un giornalista che non ha commesso alcun illecito è grave. Ma è grave esattamente come spedire il software spia nel telefono della signora Pina di Voghera. A questa storia dei giornalisti che vanno messi su un piedistallo perché architrave della democrazia, mi spiace, io non ci credo. Quindi amen.
- Giorgia Meloni ha fatto bene a non andare all’informativa su Almasri. Intanto perché si tratta di un dossier che non riguarda lei direttamente: la scarcerazione riguarda Nordio, l’espulsione Piantedosi. Ma soprattutto perché la sua presenza in aula avrebbe legittimato le sguaiate polemiche di un’opposizione che, con ogni evidenza, non ha letto ancora l’intervista di Marco Minniti. Il quale spiega per filo e per segno che espellere Almasri, quale che siano le modalità, rientra pienamente nei compiti del governo per garantire la sicurezza nazionale. Fa dunque sorridere che Fratoianni&co sventolino le foto delle bambine torturate da Almasri. È chiaro che loro con il torturatore libico non avrebbero mai trattato, non lo avrebbero rispedito in Libia, non ci avrebbero trattato e non avrebbero neppure preso in considerazione la sua eventuale difesa di fronte alla Corte Penale Internazionale (che il processo, lo precisiamo, non l'ha ancora celebrato) quando però si fidano dei dati su Gaza forniti da Hamas per accusare Israele di "genocidio". La stessa Hamas che tuttavia ha ucciso, stuprato e deturpato i corpi di migliaia di innocenti durante un rave. C'è qualcosa che non torna, no?
- Dirò la mia sull’affare Luka Doncic, stella Nba, passata armi e bagagli ai Los Angeles Lakers dove giocherà al fianco di Lebron James. Per capire l’impatto dell’evento, al netto dei contratti milionari, vi basti sapere che entrambi possono fregiarsi di aver avuto più di 27 punti di media in carriera a partita. In pratica, semplifico, i Lakers iniziano a giocare sapendo di partire da 50/60 punti. Il problema, semmai, è un altro. Mi dispiace per i compagni di squadra che, in questo basket moderno tutto tiro da fuori e gara a sparacchiare, con ogni probabilità non riusciranno a fare più di due o tre tiri a partita.
- Se garantismo dev’essere, se le intercettazioni le riteniamo sempre parziali e possibili di false interpretazioni, se sosteniamo che tutti sono innocenti fino a prova contraria, allora deve valere per Santanché come per l’inchiesta di Salerno sui migranti. Nessuno me lo toglierà dalla testa.
- Un po’ di ragione Carlo Verdelli ce l’ha. Sul caso del giovane italiano detenuto in Venezuela non si è vista la mobilitazione registrata per Cecilia Sala, che ha la fortuna di essere una giornalista, peraltro del giro giusto, e con una solida famiglia alle spalle.
- Cioè Repubblica ha seriamente fatto un pezzo sugli appunti che Schlein ha preso durante il discorso di Nordio e Piantedosi alla Camera?
- Il governo italiano, a parole, sconfessa il green deal e gli obblighi sull’auto elettrica. Però da gennaio del 2025 è entrata in vigore una norma che rimodula i fringe benefit per le auto aziendali col paradossale risultato che al dipendente una “Panda” costerà più di una “Porsche elettrica”. Il che va contro ogni logica. Soprattutto per chi applaude al discorso di Trump secondo cui “ognuno deve poter comprare l’auto che preferisce”. Urge una modifica, grazie.
- Non siamo in Afghanistan ma in Italia: ogni mattina quattro o cinque studentesse entrano a scuola interamente velate col Niqab, vengono portate in una stanza appartata, viene loro chiesto di mostrare il volto ad una responsabile dell’istituto la quale le “identifica” e permette loro di entrare in classe con la certezza che sotto quello scudo vi sia l’alunna realmente iscritta. Inutile girarci attorno: il niqab non è il burqa ma poco ci manca, copre il volto a parte gli occhi e rende irriconoscibile chi lo indossa. E quindi si potrebbe parlare per ore di culture a noi distanti, di oppressione, di diritti delle donne, del fatto che mentre in Iran qualcuno muore per rivendicare la libertà di girare a volto scoperto nel libertino Occidente c’è chi fa il percorso inverso. Ma soffermiamoci sulla scuola. Le ragazze sostengono di aver scelto liberamente - senza costrizione delle famiglie - di coprirsi integralmente. Possiamo impedirglielo? No, perché se libertà dev’essere, allora deve tutelare anche per chi sceglie di sottomettersi a certi dettami religiosi. Però non è ammissibile che tutto questo avvenga a scuola. E se non vogliamo tirare fuori le questioni di sicurezza (non è il massimo circolare a visto coperto), del laicismo in classe (dove sono gli sbattezzatori che chiedevano di togliere il crocifisso?), di valori occidentali o le rivendicazioni femministe, casualmente silenti in questo caso, valga almeno il principio dell’equità: in classe viene richiesto un abbigliamento consono e che permetta di riconoscere il volto. Spesso gli istituti vietano i pantaloncini corti ai maschietti anche d’estate, così come le minigonne eccessivamente corte alle ragazze. Il topless è vietato, benché sia generalmente considerato espressione di libertà. E lo stesso dicasi andare in giro come mamma ti ha fatto in stile Bianca Censori. Insomma: uno può professare la fede che preferisce, non può andare a scuola come meglio crede, o almeno non dovrebbe. Se uno studente abbracciasse la religione giainista più estrema e scegliesse “liberamente” di girare nudo per la classe, verrebbe espulso. Se indossasse un passamontagna integrale al banco, accadrebbe lo stesso. E a nessuno verrebbe in mente di “identificarlo” in una stanza separata per farlo sentire a suo agio. A forza di volerci dimostrare a tutti i costi inclusivi, islam o non islam, produciamo assurdi paradossi.
- Il Domani scopre che Cuba è stufa di una rivoluzione fallimentare, come in genere l’economia comunista, e che adesso guarda agli odiati Usa come ad una promessa di futuro. L’ennesima vittoria del capitalismo.
- Chi ha ragione nel caso Almasri? Dopo le informative di Nordio e Piantedosi non è che le idee siano più chiare di ieri, ma una cosa appare certa: la Cpi ha fatto un mezzo pastrocchio, la Corte di Appello pure, Nordio si è preso il tempo per leggere le carte “in inglese” e Piantedosi ne ha approfittato per espellere un tizio che avrebbe creato più grattacapi che altro. Magari eticamente discutibile, ma il governo ha colto un’occasione imperdibile di evitare grane con la Libia. E ha fatto bene.
- Insomma: su Almasri ha ragione Marco Minniti secondo cui espellerlo era una questione di sicurezza nazionale. E tanti saluti.
- Questa battaglia su Almasri la stanno giocando male sia il governo che l'opposizione. Il governo dovrebbe rivendicare la scelta politica, senza scadere in tecnicismi giuridici. L'opposizione potrebbe fare leva invece sulla poca chiarezza delle procedure, se vogliamo, e invece si intestardisce in questa battaglia ideologica contro "il torturatore liberato" ben sapendo che se fossero stati loro al governo avrebbero fatto la stessa identica cosa pur di non inimicarsi un pezzo dello Stato libico.
- Quindi mentre Donald Trump cerca di trovare una via di dialogo con Mosca e Zelensky apre alla possibilità di trattare col nemico numero 1, ovvero Vladimir Putin, il presidente Mattarella se ne esce con un paragone tra la Russia putiniana e il Terzo Reich, affermando che "la strategia dell'appeasement non funzionò nel 1938", dunque non funzionerà neppure adesso. Non fosse stato Sergio, l'avrebbero criticato tutti per aver proferito parole che non vanno nella direzione di chiudere prima possibile questa guerra.
- Poi boh: dal discorso di Mattarella pare che le "guerre di conquista" le abbia fatte solo il nazismo, quando sono la prerogativa del 99% dei conflitti in giro
per il mondo. Che sia conquista di territorio, di "Stati cuscinetto", di materie prime, sempre di conquista si tratta. E tutto sommato anche "l'esportazione della democrazia" non è che sia stata una passeggiata di salute.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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