Giorgia Meloni, in questi giorni di tensione in maggioranza, tiene ben salde le briglie della maggioranza e richiama tutti i generali all'ordine e alla disciplina in nome di un interesse più alto rispetto a quello di partito, il bene della nazione. La maggioranza appare comunque coesa nonostante qualche strascico di polemica che si sta prolungado. Oggi, all'hotel Marriott di Roma, si è tenuta l'assemblea nazionale di Noi Moderati, quarta forza della maggioranza, a cui hanno partecipato anche gli altri leader della coalizione. "Siamo forze politiche diverse, ognuna ha la sua identità e la sua storia. Siamo uniti dalla stessa visione del mondo di fondo, perché crediamo negli stessi valori", ha detto Giorgia Meloni in un videomessaggio trasmesso durante la kermesse. Stesso concetto espresso da Antonio Tajani, che ha sottolineato che "avere opinioni diverse è normale, giusto, poi si fa la sintesi". Ma la poisizione del ministro degli Esteri sulla difesa comune europea, proprio a conferma che ci sono diversi punti di vista nella maggioranza, è stato motivo di critica da parte di Matteo Salvini, intervenuto poco dopo.
"Abbiamo sensibilità diverse su alcuni punti, sentivo parlare di difesa comune europea. Mi permetto di dire che in questo momento bisogna andarci cauti perché chi comanda e chi decide?", ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha proposto una visione diversa anche sulle armi a Kiev: "La settimana scorsa, il Parlamento Ue si ha dato il via all'utilizzo delle armi a lunga distanza per andare a colpire il territorio russo. Ecco, occorre assoluto equilibrio e buonsenso". La difesa dell'Ucraina, ha aggiunto, "è sacrosanta, però senza arrivare ai limiti della terza guerra mondiale, perché sarebbe il disastro assoluto". Quindi, per rispondere a Tajani, Salvini ha citato anche don Luigi Sturzo: "Sentivo citare, dall'amico Antonio, don Sturzo... Don Sturzo si definiva un federalista impenitente...".
Ma la kermesse di Noi Moderati ha fatto emergere un'altra visione diversa nella maggioranza, come dimostrano le parole di Maurizio Lupi: "L'accoglienza deve essere dignitosa. Se un cittadino viene a lavorare nel nostro Paese è disumano dire che il ricongiungimento familiare avviene anziché in un anno in due, perché è esattamente il contrario dell'idea di integrazione che noi abbiamo". Il riferimento è al decreto flussi e, in particolare, all'emendamento della Lega che allunga da uno a due anni il tempo minimo di residenza necessario in Italia per richiedere il ricongiungimento ai lavoratori stranieri che arrivano in Italia.
A Lupi ha replicato il sottosegretario all'Interno, Nicola Molteni: "Disumano è casomai chi illude i migranti, sradicandoli dai loro territori, prospettando opportunità che non esistono e che non possono essere garantite. Questa è la vera disumanità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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