Mentre il Papa è a Milano per l’incontro mondiale della famiglia, non tutto procede alla perfezione nei rapporti tra governo e Chiesa italiana. Tanto che lo scontro potrebbe divenire importante. Il tema è uno: la famiglia. Il rischio è che venga meno quell’appoggio che finora, nel bene come anche nel male, la Chiesa ha voluto dare al governo in carica. Le paure della Chiesa sono per quello che Avvenire (quotidiano della Conferenza episcopale italiana) ha definito qualche settimana fa «un de profundis che appare sorprendente e prematuro». Quale? La possibilità che il governo Monti si adoperi in modo ritenuto «inopportuno» su argomenti sensibili, su tutti il superamento del concetto di «famiglia tradizionale».
La notizia delle ultime ore è una: Bagnasco aveva visto e apprezzato il Piano nazionale per la famiglia che il precedente governo aveva messo a punto. Un piano che però in Conferenza Stato regioni è stato stravolto. Carlo Giovanardi e Eugenia Roccella del Pdl hanno fatto notare la cosa, spiegando anche alle gerarchie che, in particolare, «è stata integralmente cassata la parte riguardante il Quoziente familiare (fattore famiglia) che è stata quella più discussa, approfondita e condivisa con le associazioni e con gli esperti». Ma nonostante le loro osservazioni, risposte convincenti e concrete non sono arrivate. Non solo. Al di là della sostanza, gli attriti rischiano di esserci anche sul piano più ideologico. Fu un mese fa che la Fornero attaccò a testa bassa «la famiglia tradizionale» tanto che le gerarchie della Chiesa italiana reagirono stizzite. «La famiglia tradizionale?» si chiese la Fornero in un convegno a Montecitorio? «Rischia di diventare un’eccezione, non una regola» disse. E poi quella richiesta affinché vi sia più attenzione per le «coabitazioni di persone dello stesso sesso che chiedono di essere riconosciute come famiglia» e, disse ancora, «io che sono ministro anche delle Pari Opportunità, non posso dimenticarlo».
Avvenire reagì duramente - «Nessuno può dimenticare l’articolo 29 della Costituzione. C’è anche da chiedersi perché il ministro di un governo tecnico, dunque, privo di un mandato esplicito degli elettori su materie estranee al compito per il quale il governo si è costituito e ha assemblato la maggioranza in Parlamento, decida di mettere sul tavolo argomenti “sensibili” come questo, con il rischio concreto di apparire ideologico», scrisse il quotidiano della Cei - tanto che pochi giorni dopo la Fornero dovette scrivere al direttore Marco Tarquinio e abbozzare una retromarcia: «No ai matrimoni tra omosessuali, ma attenzione ai diritti delle persone, scrisse. Avvenire accolse le «chiarificazioni» come «parole meditate e utili», dopo le precedenti dichiarazioni «sorprendenti e preoccupanti». Ma, disse ancora Tarquino che tendenzialmente non scrive senza che il cardinale Bagnasco in qualche modo non gli abbia dato il proprio placet, «l’importante è la sostanza». Perché nell’odierna lettera «non si parla a sproposito di matrimonio (di serie A o di serie B), ma del tutto a proposito ci si riferisce alla Costituzione repubblicana, che riconosce, e non disegna a suo capriccio, la famiglia “come società naturale fondata sul matrimonio” e riguardo alle diverse forme di convivenza si ragiona saggiamente e civilmente di “diritti dei singoli individui”».
Al di là dei chiarimenti in pagina, la verità è che la Chiesa tiene i propri radar puntati sull’argomento. Per i vescovi, infatti, la difesa della famiglia tradizionale è una priorità, anzi la priorità: «Priorità a rovescio» è, non a caso, il titolo di un editoriale in prima pagina che Francesco Ognibene dedicò alcune settimane fa sempre su Avvenire alle parole della Fornero. Anche perché oltre all’evento milanese di questi giorni, c’è anche un altro appuntamento sensibile per la Chiesa in fatto di famiglia. Le prossime «settimane sociali», infatti - sono il momento più importante di riflessione che si danno da oltre cento anni i fedeli laici -, che si consumeranno a Torino nell’autunno del 2013 saranno dedicate alla famiglia. Come a dire: nei prossimi due anni è questo il tema per noi importante che il paese deve svolgere.
Bagnasco ha insistito, più volte, sul fatto che a lui, come al suo predecessore Camillo Ruini, stanno a cuore quei princìpi non negoziabili che spesso s’intrecciano con le principali sfide della contemporaneità in campo bioetico.
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