Compravendita senatori, il Senato parte civile. Esclusa l'Idv di Di Pietro

Il Tribunale si pronuncerà il 12 marzo sulle questioni preliminari sollevate dai difensori di Silvio Berlusconi

Il Senato della Repubblica è stato ammesso come parte civile nel processo sulla presunta compravendita di senatori nel quale sono imputati l’ex premier Silvio Berlusconi e l’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola, accusati di corruzione. Rigettata, invece, la richiesta di Italia dei valori di costituirsi parte civile. A deciderlo è stato il collegio C della prima sezione del Tribunale di Napoli, presieduto da Teresa Caroleo, che ha rigettato l’analoga richiesta del Codacons e di un gruppo di cittadini marchigiani di costituirsi parte civile. Nelle scorse udienze l’Idv era stata rappresentata in aula dall’ex leader del partito Antonio Di Pietro che, invece, oggi non era in aula.

"Due milioni in contanti e un milione passato da Forza Italia. Nel capo di imputazione non sarebbe avvenuta in un’unica soluzione ma con frazionate dilazioni nel tempo di 300 mila euro alla volta così come dice il 28 dicembre del 2012 Sergio De Gregorio che si presenta i Procura e parla con i pm. Il momento consumativo del reato è a Roma. Incomprensibile come sia ritenuta Napoli il Tribunale competente", ha dichiarato Niccolò Ghedini. L’altra questione che la difesa vuole proporre è sulla insindacabilità del ruolo di ogni Parlamentare, ovvero la libertà di ogni senatore o deputato del libero convincimento del suo voto, una questione cosiddetta di giurisdizione. "Noi chiediamo la nullità del decreto che dispone il giudizio per la violazione del diritto di insindacabilità in quanto Berlusconi, nel suo presunto accordo illecito o pilotare le manifestazioni di voto ha agito nel suo ruolo di parlamentare per far venir memo la maggioranza. Un’azione tipica di un parlamentare ovvero concorre alla formazione del voto".

Pertanto, proseguono i difensori Michele Cerabona e Niccolò Ghedini, "chiediamo che il fascicolo sia inviato alla Giunta delle autorizzazioni della Camera o del Senato si tratta di un reato ministeriale, commesso nell’esercizio delle proprie funzioni di parlamentare". Il Tribunale si pronuncerà alla prossima udienza, fissata per il 12 marzo, sulle questioni preliminari sollevate dai difensori di Silvio Berlusconi.

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