Il sistema bancario italiano, tanto caro a Monti e tanto contiguo a Bersani, si sfalda, intasato da derivati e titoli spazzatura frutto della finanza facile che ha arricchito negli anni scorsi finanzieri e manager (che non contenti, come evidenzia l'inchiesta Montepaschi, si tenevano pure tangenti). Per questo in Borsa gli investitori scappano da titoli a rischio. Ma la colpa di chi è? Di Berlusconi, ovviamente, sostengono i contendenti elettorali e, in parte, le centrali mediatiche internazionali, tipo Financial Times e Wall Street Journal. I mercati, secondo questa tesi, sarebbero contrari ai provvedimenti annunciati da Berlusconi in caso di ritorno al governo: la restituzione dell'Imu e, cosa di ieri, una possibile sanatoria per le cartelle Esatri.
Non è così, e la prova sta nel fatto che le Borse sono crollate ieri in tutta Europa (e pure in America) e che lo spread è risalito anche in altri Paesi, Spagna in testa. Ma anche se così fosse, che cosa dovremmo fare? Restituire soldi e condonare banche e banchieri invece dei lavoratori rapinati e tartassati da un fisco impazzito? In questa trappola ci siamo già caduti nell'ottobre del 2011, affidando il comando al governo dei tecnici, cioè delle banche, degli speculatori e dei potentati europei. Adesso basta, che paghino un po' anche loro e si ridia fiato, anche attraverso un condono, non agli evasori ma a persone in difficoltà che hanno dovuto scegliere tra salvare la famiglia, pagare i dipendenti o ingrassare uno Stato sprecone. E che giustamente hanno scelto la prima opzione.
Non fidatevi di Monti, uno che per mettersi, come dice lui, al servizio del Paese ha preteso e ottenuto di essere nominato senatore a vita (25mila euro al mese fin che campa). Ieri il Pdl ha chiesto le sue dimissioni. Che abbia il coraggio di mettersi alla pari con i suoi contendenti. Non lo farà, e la cosa non stupisce.
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