Questa volta «Lucianina» le ha fatte «incazzare». Lei è Luciana Littizzetto, la testimonial perfetta dello spirito solidal-nazional-popolare della «Coop sei tu», loro sono le cassiere che nei supermercati della catena «rossa» ci lavorano davvero. E che hanno preso carta e penna per spiegare alla comica che la realtà tra gli scaffali è lontana anni luce degli spot idilliaci interpretati con il sorriso. «Cara Luciana - si legge nella lettera che le lavoratrici dell'Usb, la sigla confederale storicamente più combattiva anche se minoritaria, hanno indirizzato alla Littizzetto - no, la Coop non sei tu. La Coop siamo noi. Siamo donne lavoratrici e madri che fanno la Coop tutti i giorni. Siamo sorridenti alla cassa, ma anche terribilmente incazzate».
Altro che «Vado a vivere alla Coop». Altro che atmosfera da Alice nel paese delle meraviglie e prezzi ribassati per soccorrere gli italiani in crisi. Le lavoratrici riportano sulla terra l'alter ego femminile di Fabio Fazio: «A casa le donne ci starebbero volentieri. Con figli e mariti. Eppure - rivendicano - sanno di essere senza alternativa, perché in qualche modo la famiglia si deve mantenere, e allora meglio essere sfruttate che rimanere a casa senza lavoro». Come spesso succede, è questione di stile. Di certo l'attrice avrà accettato di buon grado di metterci la faccia quando si è trattato di proclamare i valori di un'azienda attenta all'ambiente, alla solidarietà, ai diritti dei lavoratori. Un po' meno se invece i problemi sul tavolo sono più prosaici. «A comandare sono tutti uomini e non vige certo lo spirito cooperativo. Ti facciamo un esempio - scrivono ancora le dipendenti dell'azienda bolognese - per andare in bagno bisogna chiedere il permesso e siccome il personale è sempre poco possiamo anche aspettare ore prima di poter andare. Viviamo in condizioni di quotidiana ricattabilità, sempre con la paura di perdere il posto e perciò sempre in condizioni di dover accettare tutte le decisioni che continuamente vengono prese sulla nostra pelle».
La replica della Coop è arrivata immediatamente: «Pur comprendendo le difficoltà di chi si trova in una condizione di lavoro precario - si legge in una nota del gruppo di Casalecchio di Reno - riteniamo assolutamente infondate le informazioni contenute nella lettera aperta, sia per quanto attiene i salari corrisposti, non certo compatibili con gli standard retributivi di un lavoratore a tempo pieno, sia anche per le modalità organizzative del lavoro. La strategia occupazionale di Coop, anche in questo periodo di profonda crisi e di calo dei consumi, mira in primo luogo, come è evidente dai dati precedentemente evidenziati, a perseguire una politica di stabilizzazione del personale».
Insomma, la faccenda si fa seria. Nella pubblicità Luciana Littizzetto dichiara sicura che «alla Coop si coopera in tutto» e magari ci crede.
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