Corona torna in Italia. In manette

Oggi l'arrivo a Malpensa. Poi andrà in cella a Busto Arsizio. "Volevo consegnarmi all'estero, qui potrei morire"

Corona torna in Italia. In manette

Milano Dopo un'udienza fiume, durata dalle 11 alle 19 di ieri al Tribunal de relaçao (esclusa una pausa di un'ora nel primo pomeriggio) i giudici di Lisbona hanno confermato l'estradizione delle autorità italiane per Fabrizio Corona. Il 38enne, ex titolare della più nota agenzia di fotografi gossipari d'Italia, dopo aver passato un'altra notte in una cella della «Unitad informazion Y investigazion criminal de policia judicial», stamane verrà consegnato a due poliziotti della squadra mobile di Milano e all'ufficiale di collegamento dell'Interpol che lo riporteranno in Italia con un volo in partenza dalla capitale portoghese alle 13.30 per arrivare (salvo cambiamenti dell'ultimo momento) all'aeroporto di Malpensa intorno alle 17.15. Lì (oltre a un prevedibile bagno di folla) lo aspettano gli investigatori del commissariato Garibaldi-Venezia per notificargli il provvedimento definitivo della Cassazione che lo condanna a 5 anni di carcere per estorsione aggravata nell'ambito dell'inchiesta «Vallettopoli», seguita dalla Procura di Torino. Poi, da Malpensa, Corona dovrebbe raggiungere il carcere di Busto Arsizio.

Quando ieri, in manette, Corona è uscito dalla saletta al primo piano del tribunale di Lisbona, ha dichiarato al cronista del settimanale Oggi: «Sono cinque giorni che non dormo e che non mangio. Sono stato trattato malissimo, ho dormito in una cella gelida, per terra, con la finestra aperta. La mia fuga non era preordinata. Sono venuto qui in Portogallo perché cercavo un Paese dove la giustizia fosse seria. Comunque - ha concluso - non sono morto. Anche dalla prigione continuerò la mia battaglia». La notizia del suo ritorno in Italia ha lasciato senza fiato tutti i suoi collaboratori della «Social Channel», la società che Corona gestisce e che dà il nome anche al suo sito gossiparo (www.socialchannel.it).

Tra coloro che lo aspettano c'è sicuramente Antonio A., 30 anni, incensurato. Che, per lui, ora rischia fino a 4 anni di carcere per quella che, allo stato attuale, non è una semplice denuncia a piede libero per favoreggiamento, ma qualcosa di molto più grave, perché è accusato di aver agevolato a sottrarsi alla pena qualcuno che - come l'ex re dello scoop fotografico - ha una condanna definitiva.
«È vero, la sua non era una fuga pianificata. Quando se n'è andato stava male» si è lasciato sfuggire Antonio domenica 20 gennaio alla stazione Centrale dove gli investigatori della squadra mobile, dopo aver intercettato le sue conversazioni, lo ricevono alle 14 insieme alla sua fidanzata. La ragazza, collaboratrice di un noto chirurgo estetico milanese, è completamente all'oscuro di tutta la vicenda; la polizia, invece, sa che Antonio A. è l'uomo che per due giorni e mezzo ha accompagnato «Fabry» nella sua fuga. Prima portandolo venerdì pomeriggio a Carpi (Modena) a casa di una coppia di amici in attesa della sentenza della Cassazione. Quindi, scortandolo fino in Francia, quasi al confine con la Spagna, dove i due, bloccati dalla neve, passano la notte tra sabato e domenica a dormire in macchina a Narbonne, lungo una delle tante strade secondarie sulle quali hanno viaggiato. La mattina dopo, alle 6, Antonio se ne va.

A piedi raggiunge una stazione e, cambiando diversi treni, arriva a Milano. Non senza aver lasciato a Corona l'ormai famigerata Fiat 500. Una vettura intestata a un'altra collaboratrice del bel Fabry, una 37enne milanese. Pure lei «stregata» dal suo carisma.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica