Nell'Italia ricca che si sta trasformando in italiani poveri fioriscono due nuove attività: le agenzie di recupero crediti dovuti allo Stato e alle banche che perseguono come segugi gli evasori e come aguzzini i falliti; e le associazioni di restituzione del maltolto alle imprese e alle famiglie da parte dello Stato e delle banche. È una guerra intestina che vede contrapporsi gli stessi italiani ridotti in povertà, che pur di sopravvivere si ritrovano nei panni o di chi impartisce il colpo di grazia a chi è più sfortunato di loro, o dei salvatori di cittadini condannati a morte e istigati al suicidio. A ridurre gli italiani a vittime e carnefici di se stessi è innanzitutto l'imposizione del più alto livello di fiscalità al mondo che tra tasse dirette e indirette supera l'80%. Su 100 euro che ci spettano, lo Stato ce ne porta via 80. In secondo luogo è il fatto che le banche restringono sempre di più l'erogazione del credito, ormai a tassi sostanzialmente usurai.
Se calcoliamo che la Bce presta il denaro al tasso dello 0,25% e le banche commerciali erogano il credito a un tasso che oscilla dal 6 al 15%, considerando un tasso medio del 10% significa che le banche applicano un tasso d'interesse del 4mila%. La madre delle emergenze è il salvataggio delle piccole imprese, costrette a chiudere pur essendo imprese sane e creditrici, perché non hanno i soldi per pagare le tasse o perché non hanno più accesso al credito. A Cerea, in provincia di Verona, ho visitato il mobilificio Bonfante: una galleria di mobili d'arte capolavori, frutto della creatività e della maestria di artigiani che tutto il mondo ci invidia. Eppure la titolare Monica è preoccupata a causa della stagnazione del mercato interno e della flessione dei mercati esteri. Pur trattandosi di un prodotto di nicchia destinato a una clientela ricca, l'euro ci penalizza nella competizione con Paesi emergenti in grado di offrire alternative di qualità a prezzi inferiori.
A Pordenone ho partecipato alla riunione organizzata dall'imprenditore Massimo Colomban per il salvataggio dell'Electrolux, alla presenza di imprenditori, lavoratori e giornalisti. Colomban, fondatore di Permasteelisa, primo gruppo al mondo negli involucri delle architetture monumentali, ha promosso la Rete Sì, Salviamo l'Italia per difendere le imprese e i lavoratori. La proposta «Scacco alla crisi in 3 mosse» chiede l'eliminazione della corruzione pubblica e degli sprechi della spesa pubblica; la riduzione del debito pubblico razionalizzando e valorizzando i beni pubblici non utilizzati, le concessioni, le 48 mila aziende pubbliche o partecipate; il rilancio dello sviluppo e del Pil eliminando le demenziali tasse a carico delle imprese e dei lavoratori a partire dall'Irap. Tutte proposte condivisibilissime perché ispirate al buon senso e finalizzate al bene comune degli italiani. Ma questa classe politica accetterà mai di tradurle in fatti che corrisponderebbero al suo suicidio? E inoltre dobbiamo prendere atto che il tempo è scaduto. Tantissime imprese anche nel ricco Nord hanno ancora pochi mesi di vita. Per ogni impresa che chiude, decine di famiglie vengono devastate e con esse perdiamo sempre di più i nostri valori e la nostra civiltà.
Tantissimi italiani non ce la fanno più, ma la loro voce non ha ascolto nei grandi mezzi di comunicazione di massa. Finora hanno fallito perché sono disorganizzati con molti capetti ma non un leader, troppa denuncia ma non una proposta. Ma è un vulcano che sta per esplodere.Facebook.com/MagdiCristianoAllam
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