Il nome nel simbolo, il no di Annunziata, lo strappo di Prodi: così Schlein ha fatto esplodere il Pd

La smania di protagonismo di Elly Schlein ha spaccato ulteriormente il Pd: il partito si è diviso sulla scelta di inserire il nome della segretaria nel simbolo per le elezioni europee e lei ha fatto retromarcia

Il nome nel simbolo, il no di Annunziata, lo strappo di Prodi: così Schlein ha fatto esplodere il Pd
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Dopo che la direzione ha dato mandato a Elly Schlein anche sulla presentazione del simbolo del Pd per le prossime elezioni europee, il partito è in rivolta contro il segretario. L'ipotesi che il suo nome possa apparire sul logo del partito sta facendo ribellare molti eletti e candidati, che accusano Schlein di voler personalizzare il Pd, "rubandolo" alla propria tradizione. Le prime avvisaglie c'erano state già durante la direzione del partito e oggi si sono acuite al punto da costringere il segretario a fare marcia indietro. "Ringrazio chi ha fatto quella proposta ma il contributo migliore che posso dare a questa squadra, lo posso dare correndo assieme alla lista. Questa proposta mi è sembrata più divisiva che rafforzativa", è stata la dichiatazione del segretario.

"Io sono d'accordo con Gianni Cuperlo: mettere il nome di Elly Schlein nel logo del Pd alle elezioni europee sarebbe un errore e rischierebbe di rinnegare la natura stessa e la storia del Partito Democratico", ha detto il presidente del Consiglio regionale toscano e candidato alle prossime elezioni europee, Antonio Mazzeo. Dello stesso tenore le dichiarazioni di Lucia Annunziata, esterna al partito ma candidata come capolista per le prossime europee nella circoscrizione del Sud e in "completo disaccordo" con l'iniziativa. "Il nome nel simbolo è la trasformazione del Pd in un partito personale". E ancora, dice la giornalista: "Su molte cose in un partito si può mediare ma non su questioni di questo rilievo". Le sue dichiarazioni sono state tra quelle decisive per spingere Schlein alla retromarcia assieme a quelle di Romano Prodi, particolarmente duro nei confronti di Schlein. "Quel che sta succedendo dimostra proprio che non mi dà retta nessuno", ha sbottato ieri il Professore.

"Cos’è questa storia di Elly nel simbolo? Ma vi rendete conto a quali rischi andate incontro?", sarebbe stata la reazione di Dario Franceschini una volta venuto a conoscenza dell'iniziativa. "Non posso dire se il valore della leadership si misuri con il nome nel simbolo, certamente non appartiene alla tradizione del partito", è stato il commento di Alessia Morani, anche lei candidata. Gianni Cuperlo, uno dei primi detrattori della proposta avanzata da Stefano Bonaccini in direzione, non fa passi indietro e conferma la propria ferma contrarietà; "Penso che quella scelta potrebbe trasmettere un modello di partito che non è il mio".

Con questa mossa, Schlein si sa facendo molti detrattori all'interno del Partito democratico, snaturando quella che è sempre stata una caratteristica identitaria. L'idea che il segretario possa personalizzare un partito e, di fatto, "rubandolo" alla collettività per far suo un eventuale successo non piace a tanti.

Molto chiaramente, da più parti è stato detto a Schlein che questa mossa, oltre a rappresentare un boomerang per la sua segreteria, potrebbe rivelarsi anche controproducente per il bene del partito. Intanto la segretaria prende tempo prima di depositare il simbolo e nel Pd si dà già fuoco alle polveri.

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