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Cossiga e la morte di Moro: il mistero sul ritrovamento fa aprire una nuova inchiesta

Le dichiarazioni degli artificieri fanno aprire una nuove indagini sulla presenza di Cossiga in via Caetani prima del ritrovamento del cadavere di Moro nella R4

La Renault 4 con il cadavere di Aldo Moro in Via Caetani
La Renault 4 con il cadavere di Aldo Moro in Via Caetani

Il coinvolgimento del Kgb e della Cecoslovacchia. Ma soprattutto l'intervento degli artificieri in via Caetani anticipato di un'ora e mezza rispetto a quanto si credeva. E ancora: la presenza dell'allora ministro dell'Interno Francesco Cossiga sul luogo del delitto prima ancora che il cadavere di Aldo Moro venisse ritrovato nel bagagliaio della R4 rossa. Dopo che le rivelazioni del Maresciallo Giovanni Circhetta e di Vitantonio Raso, il giovane antisabotatore che arrivò per primo in Via Caetani, hanno gettato nuove ombre sull'omicidio dell'ex presidente del Consiglio, la procura capitolina ha aperto un fascicolo di indagine.

La telefonata con cui le Brigate rosse annunciarono l’uccisione dello statista era arrivata intorno a mezzogiorno e mezzo. Il fascicolo, affidato al pm Luca Palamara, è connesso a quello aperto recentemente sulla base di un esposto di Ferdinando Imposimato in base al quale la morte dell’allora presidente della Democrazia cristiana avrebbe potuto essere evitata. Il nuovo procedimento è stato avviato d’ufficio ed ha preso spunto da notizie diffuse a proposito settimana scorsa della versione dei due ex antisabotatori. Questi ultimi potrebbero essere convocati a breve a piazzale Clodio per essere sentiti come testimoni. La loro versione è tuttavia smentita dal giornalista Franco Alfano, che all’epoca dei fatti aveva 35 anni e lavorava per GBR, e per primo arrivò con il suo operatore in via Caetani. Secondo il giornalista la Renault fu aperta dagli artificieri alle 14. Secondo gli artificieri, invece, l'intervento in via Caetani per controllare che l’R4 non fosse una trappola esplosiva avvenne intorno alle 11. Poco dopo arrivò anche Cossiga che, invece, si pensava essere giunto in via Caetani solo poco prima delle 14. "Sembrava che sapessero già tutto", ha commentato Raso sottolineando che l'ex titolare del Viminale assistette alla prima identificazione del corpo ben prima delle riprese di Gbr. Cossiga si sarebbe, infatti, recato due volte in via Caetani. La R4 fu ripetutamente aperta dai due sportelli laterali come testimoniano le foto a corredo di questa inchiesta. "Quando dissi a Cossiga, tremando, che in quella macchina c’era il cadavere di Aldo Moro, Cossiga e i suoi non mi apparvero né depressi né sorpresi come se sapessero o fossero già a conoscenza di tutto", ha denunciato Raso spiegando che il sangue sulle ferite di Moro era "fresco". "Più fresco di quello che vidi sui corpi in Via Fani, dove giunsi mezz’ora dopo la sparatoria".

Non c’è solo il mistero della presenza di Cossiga prima della telefonata delle Br, spunta anche il Kgb. Che la verità sull'omicidio di Moro non fosse quella raccontata finora insisteva a denunciarlo lo studioso Rocco Turi, autore del libro Storia segreta del Pci. Dai partigiani al caso Moro (Rubbettino). Il delitto Moro sarebbe stato frutto di una strategia del terrorismo internazionale che avrebbe usato le Br per l’omicidio. Il meccanismo era stato pensato, progettato e ideato dai servizi segreti dei Paesi comunisti. Le prove andrebbero ricercate seguendo le tracce dei partigiani italiani fuggiti in Cecoslovacchia con la complicità del Pci e dell’apparato protettivo dei Paesi del medio Est europeo. "Dietro la vicenda Moro - scrive Turi - si muovono storie e personaggi bene identificati che riconducono e coinvolgono direttamente esponenti chiave del Partito comunista cecoslovacco, ma i mille depistaggi di questi ultimi 35 anni hanno portato gli studiosi della materia e gli stessi investigatori su strade completamente diverse e lontane dalla vera storia del delitto". Alla base di questo saggio, frutto di oltre trent'anni di ricerche negli archivi segreti delle autorità diplomatiche dei paesi dell’Est Europa, ci sono svariati documenti coperti da segreto.

Tra i partigiani fuggiti a Praga spicca quello di Rudolf Barack, ex ministro dell’interno cecoslovacco negli anni Cinquanta che confermò che i partigiani italiani furono per anni al servizio del Kgb e della polizia segreta cecoslovacca.

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