Il criminale è lo Stato che gestisce le carceri

Misura utile a riparare i guasti della giustizia: c'è un uso eccessivo della custodia preventiva

Caro Cammilleri,
la tua lettera parte male. Parli di «ennesima amnistia», quando l'ultima - voluta dai comunisti allo scopo di salvarsi dalla galera per aver ricevuto finanziamenti illeciti dall'Unione Sovietica - risale a oltre vent'anni fa. Quindi, ti invito a spingere lo sguardo all'indietro: troverai solo un indulto (che estingue la pena ma non il reato), peraltro sollecitato da Giovanni Paolo II che, mi pare, fosse cattolico almeno quanto te. Ma potrei sbagliarmi. Non mi sbaglio di sicuro se ti dico che i reati in Italia, specialmente gli omicidi, sono diminuiti sensibilmente negli ultimi tempi.

Le nostre carceri sono sovraffollate per due motivi: metà della popolazione detenuta è costituita da gente in attesa di giudizio, e oltre un terzo da poveracci extracomunitari entrati nel nostro Paese senza permesso di soggiorno, senza lavoro, senza soldi e datisi ad attività illegali per garantirsi la sopravvivenza. Non ti passa per la mente che lo Stato abbia delle responsabilità in merito all'eccessivo ricorso alla custodia preventiva e in merito agli stranieri che ha accolto indiscriminatamente evitando poi di occuparsi di loro? È intelligente ospitare qualcuno a casa tua trascurando di dargli da mangiare e poi, se ruba il prosciutto dal frigo, mettergli le manette?

Certi accoglimenti sono peggiori dei respingimenti. Informati presso la Caritas, con la quale dovresti essere in buoni rapporti, e scoprirai che nulla è stato fatto per far scontare le pene ai carcerati stranieri nel loro Paese anziché nel nostro. Io non sono buonista, ma cattivista. Per questo mi allarmo: lo Stato italiano è fuorilegge, condannato dall'Unione europea per la pessima gestione della Giustizia e del sistema carcerario. Uno Stato criminale come il nostro non ha titoli per amministrare l'apparato giudiziario.

Deve riformarsi e adeguarsi alle regole dell'adorata Ue. Per fare ciò, il primo passo che è costretto a compiere è quello dell'amnistia. Essa consente non solo il ripristino della legalità nelle prigioni, dove ti prego di entrare quale visitatore (esperienza istruttiva, pedagogicamente rilevante), ma anche nei tribunali, soffocati da processi arretrati, molti dei quali destinati alla prescrizione, ossia a un'amnistia in maschera. Il «decreto svuotacarceri» (la definizione è tua) è indispensabile anche per un secondo fine: aggiustare i guasti della giustizia, introdurre pene alternative alla reclusione, riscrivere le norme sulla custodia cautelare, rivedere il codice penale. In due battute: azzerare e ricostruire in base alle indicazioni comunitarie. È falso dire che il rimedio pannelliano sarebbe quello del «tutti fuori». Sono amnistiabili solo certi reati, i meno gravi. Temo che tu non conosca il problema. Prendiamo i tossicodipendenti. Vanno in galera, dove ci costano 200 euro ciascuno al dì, vi si trattengono due, tre, cinque anni e, quando escono, riattaccano daccapo a delinquere perché drogati erano e tali rimangono. Se invece li mandi in comunità costano poco più di 50 euro al giorno e nel 70-80 per cento dei casi sono recuperabili. Cosa conviene fare?

Una frase della tua lettera è addirittura offensiva. Dici: «Gli abbracci di Pannella tolgono molti più voti di quei pochi che portano». A me dei voti non importa nulla. Mi preme il grado di civiltà dell'Italia, un pezzo della quale - le carceri - è sprofondato nell'illegalità. Auspichi la costruzione di nuovi penitenziari. Come se da noi fosse facile. La priorità è far funzionare e rendere vivibili quelli che abbiamo. Due righe conclusive sull'eutanasia. Anche qui fai confusione. Un conto è appunto l'eutanasia (su cui ho già scritto: inutilmente, considerate le tue obiezioni) e un altro è il suicidio assistito. Due cose diverse, ma entrambe proposte non quali obblighi bensì facoltà. Da non credente, ho il dovere di avvisarti che - sia come sia l'Aldilà - sono disposto a difendere i tuoi principi solo a condizione che tu non calpesti i miei, compreso quello di frequentare chi mi garba, anche Marco Pannella, l'unico politico che non mi abbia chiesto favori (semmai me ne ha fatti, e ne ha fatti tanti ai connazionali desiderosi di libertà).

Ps: Non per insistere. Probabilmente tu, da cattolico osservante, a suo tempo sai stato contro il divorzio. Che, tuttavia, passò.

Non so se i credenti ne abbiano usufruito. Nel caso, nessuno ha imposto loro di rompere il matrimonio. Ma so che se non ci fosse stato Pannella, saremmo rimasti al ripudio che, magari, tu preferisci al divorzio perché è in sintonia con la tradizione.

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