Crocetta naufraga, lo Stato gli boccia la finanziaria

Sicilia a rischio paralisi: respinti anche gli aiuti alle coppie omosessuali

Crocetta naufraga, lo Stato gli boccia la finanziaria

Roma - La Finanziaria siciliana non passa l'esame del governo centrale. Ben 33 dei 50 articoli di legge che compongono la manovra economica della Regione Siciliana sono stati, infatti, impugnati dal commissario dello Stato Carmelo Aronica. La legge era stata approvata lo scorso 15 gennaio dall'assemblea di Palazzo dei Normanni. Al suo interno conteneva la norma sul reddito minimo per le famiglie in povertà, e poi ancora norme sulla soppressione dei coordinatori amministrativi e sanitari delle Asp, sul taglio ai consorzi di bonifica e sul salvataggio delle aziende di trasporto pubblico locale.

Le norme invece che secondo il commissario governativo rischiano di essere incostituzionali, e che per questo vengono bloccate e rinviate proprio all'esame della Consulta, riguardano, tra l'altro, i residui attivi e passivi di bilancio, le disposizioni in materia di riscossione dell'Irap (Imposta regionale sulle attività produttive), i risparmi nella sanità, le spese di pulizie e servizi ausiliari, la riorganizzazione delle risorse umane nel settore forestale, la cessione di partecipazioni azionarie della Regione e l'accorpamento dei Consorzi di bonifica.

Tra le bocciature più rumorose quella riguardante l'articolo 37 della legge finanziaria. Composta di un solo comma, la norma equipara in buona sostanza la coppia di fatto alla famiglia. Osservata l'unica regola dell'iscrizione ai registri civili, la coppia di fatto può quindi accedere a tutte le forme di tutela economica che la Regione già prevede per la famiglia tradizionale. Soprattutto su questo punto il governatore Rosario Crocetta è pronto a dare battaglia perché, dice, il commissario di Stato avrebbe assunto «una posizione ideologica».

«Nell'Emilia Romagna - tuona Crocetta - questa norma è stata inserita in un articolo della Finanziaria, esattamente come abbiamo fatto noi, ed è passata. Solo che lì non c'è il commissario dello Stato ma bisogna impugnare le norme di fronte alla Corte costituzionale. D'altronde la norma è coerente anche con le direttive europee».

Lo stop del commissario dello Stato al 70 per cento della Finanziaria siciliana «blocca una spesa pari a 558 milioni di euro». A fare i calcoli è l'opposizione di centrodestra che quantifica il dato sommando le voci di spesa delle norme della manovra impugnate dal prefetto Aronica.

Per l'opposizione questa situazione crea grossi problemi al bilancio, con diversi enti che non potranno pagare gli stipendi al proprio personale. Tra le norme «cassate» c'è, tra l'altro, la disposizione che finanzia leggi di spesa per 262 milioni, assegnando risorse a enti, associazioni, consorzi. «È evidente - afferma il deputato Marco Falcone (Pdl-Ncd), relatore di minoranza della finanziaria - che l'Assemblea dovrà legiferare altrimenti l'intera Sicilia si bloccherà. Insomma, dovremmo fare una nuova finanziaria».

Il centrodestra poi plaude alla bocciatura della norma cosiddetta «salva royalties», vale a dire quell'articolo della Finanziaria che riduceva dal 20 al 13% le aliquote sulle estrazioni.

«Il mio plauso - dice Giorgio Assenza di Forza Italia - vuole essere quello di tutti i siciliani che, insieme con il proprio territorio, non avrebbero in nessun caso goduto di una degna contropartita: era un semplice regalo che la sedicente rivoluzione di Crocetta voleva fare alle multinazionali».

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