Ma allora Scholtz è davvero un «genio». Prima i finanziamenti del Bunderstag alle Ong, ora il programma di «controlli aggiuntivi» alle frontiere tedesche: e così sul cancelliere si abbatte tutto il peso di Guido Crosetto, ministro, cofondatore di Fratelli d'Italia, vicinissimo a Giorgia Meloni. In genere il responsabile della Difesa è un tipo prudente, adesso deve aver deciso che non è tempo di giri di parole. «Si cerca di bloccare i flussi irregolari in una parte d'Europa - si sfoga su X - e se ne agevola il trasporto in un'altra. Coerente e geniale». Antonio Tajani, sarà forse per il ruolo, è più diplomatico. La sostanza politica però non cambia un granché: «Il cancelliere può dire ciò che vuole, la Germania è in campagna elettorale. Quella di cui parla è un'immigrazione secondaria, noi abbiamo un problema di immigrazione primaria. Vogliamo capire qual è la posizione tedesca, che mi sembra contraddittoria». Sembrava una questione superata, o quantomeno accantonata, invece ecco che lo scontro tra Roma e Berlino riparte. Il fuoco si riaccende dopo alcune dichiarazioni di Olaf Scholtz che, ritenendo eccessivo il numero degli arrivi dei rifugiati sul suolo tedesco, ha annunciato una nuova stretta ai confini: dopo la Polonia, il giro di chiavistello riguarderà Austria, Svizzera e Repubblica Ceca. Sullo sfondo c'è il nodo che il cancelliere vorrebbe risolvere in fretta e che intende portare già sul tavolo del vertice di Granada del 5 e 6 ottobre, e cioè la gestione dei movimenti secondari. Secondo la Germania le richieste di asilo sono aumentate del 78% in 7 mesi. Profonda «irritazione» a Palazzo Chigi: come si conciliano le restrizioni, si chiedono, con i soldi elargiti alle Ong che navigano nel Mediterraneo del sud? Tra l'altro bloccare gli arrivi da Svizzera e Austria significa in realtà tenere i migranti in Italia.
Tajani, dalla convention di Forza Italia a Paestum, chiede chiarezza. «Se un Paese finanzia le organizzazioni non governative per raccogliere i disperati in mare, cosa giusta e doverosa, quella nave poi non deve per forza attraccare in Italia. Non va bene, non è questa la solidarietà europea. Semmai deve andare nella nazione di cui batte bandiera. E se i migranti chiedono di andare in Germania non possono finire da noi. Ieri c'erano sette imbarcazioni tedesche a Lampedusa». Troverete un'intesa? «Non so - risponde il ministro degli Esteri - Verificheremo, valuteremo». La tensione tra le due capitali rischia di mandare all'aria gli sforzi diplomatici di Ursula von der Leyen e della presidenza spagnola per concludere il nuovo Patto sul l'immigrazione. Gli sherpa, raccontano da Bruxelles, stanno preparando «un testo esile» perché approfondirlo troppo vuol dire non avere le firme di tutti i 27 capi di governo dell'Unione. Il memorandum per la Tunisia ha provocato qualche «incomprensione» e il recente no italiano al compromesso sui flussi ha ristretto gli spazi dei mediatori.
Eppure Tajani spera ancora in un accordo. «Si tratta di un dramma epocale che non si risolve né con la forza né con la polizia, né con la retorica dell'accoglienza. Si risolve con una reale solidarietà europea».
Non possiamo farcela da soli, servono «intese con i Paesi d'origine e l'impegno dell'Occidente per stabilizzare le aree a più forte pressione migratoria». Insomma, saremo costretti a trovare una mediazione, tenendo il punto con Berlino ma «senza rompere con la Ue».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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