Dalle Cayman a Grillo: tutte le ossessioni di Bersani

Scoppia la polemica sulle Cayman: Bersani insiste, il finanziere Serra lo querela e Vendola propone di tassare le banche. Ma a preoccupare il leader Pd è il boom di Grillo

Ossessione Cayman. Pier Luigi Bersani sbotta contro Matteo Renzi dopo che il sinbaco di Firenze ha incassato l'appoggio dei gotha della finanza milanese. Ossessione a Cinque Stelle. Il leader del Pd attacca frontalmente Beppe Grillo dopo che i sondaggi firmati da Swg danno il movimento del comico genovese al 21%. Ossessione primarie. Il segretario piddì teme il responso degli elettori che, spiazzati dallo scontro intenro al partito, potrebbero optare per premiare Nichi Vendola. Più si avvicinano le elezioni, più Bersani trova difficile tirare le fila del partito: il programma e le alleanze non sono stati ancora del tutto decise; l'ondata di anti politica che sembra premiare i grillini non ha infatti lasciato immune i democratici travolti dallo scandalo Penati; la ventata rottamatrice che ha spinto Walter Veltroni a fare un passo indietro e a far scoppiare il caso D'Alema ha seriamente indebolito il segretario.

"Io e Matteo Renzi non siamo nemici, ma competitori. Non siamo a un pranzo di gala ma stiamo facendo le primarie, si discute, e tutto questo sta facendo bene al Pd". All'indomani del durissimo botta e risposta sulla finanza (leggi l'articolo), Bersani prova a ostentare sicurezza. Eppure le dichiarazioni pronunciate a margine del forum della Coldiretti a Cernobbio non bastano a calmare gli animi. Davide Serra, il 40enne fondatore dell'hedge fund Algebris che ha organizzato la cena con la finanza lombarda per stostenere Renzi, non ha alcuna intenzione di dimenticare le parole pronunciate ieri dal segretario del Pd: "Essere definito 'bandito' da lei mi offende e, anche se in Italia Bersani è immune, ci penseranno i miei legali italiani e inglesi che chiameranno i giudici a decidere sulle sue parole". Bersani fa spallucce e alza il tiro: "Con la gente basata alle Cayman non deve parlare nessuno, è ora di finirla perché c’è gente che lavora e paga le tasse". Insomma, a Cernobbio il leader piddì torna a polemizzare con il sindaco rottamatore, che gli aveva rinfacciato gli affari decennali della sinistra con il Monte dei Paschi di Siena, e invita la politica a non farsi "dare consigli da chi viene dai paradisi fiscali". Nella politica, che rischia di indebolire entrambi i candidati alle primarie, si infila anche Vendola rispolverando vecchi slogan comunisti e anti capitalisti: "Non ho a che fare con le banche e con un sistema di stati che si indebitano per salvarle. Le banche comandano e si sono fatte Stato". Da qui la proposta del governatore della Puglia che vuole invitare a cena banchieri e alta finanza: "Dirò che voglio tassare loro per diminuire tasse a imprese e lavoratori".

Per il momento, Renzi e Bersani si stuzzicano a distanza. Ma, se mantengono la promessa che si sono fatti, dovranno confrontarsi: vis a vis, davanti agli elettori. Il sindaco di Firenze torna a rinnovare l'invito: "Non importa andare alle isole Cayman scelga una Casa del popolo in provincia di Modena e confrontiamoci davanti ai cittadini". Sul tavolo le idee per le banche, per la trasparenza, per i finanziamenti e per l’economia. "E vediamo chi è più bravo...", incalza Renzi.

A preoccupare Bersani, però, non è solo il sindaco rottamatore che in questi giorni sta girando l'Italia. La campagna elettorale è ormai iniziata. E Renzi la fa all'americana. Città dopo città, regione dopo regione per conquistare prima le primarie del centrosinistra e poi presentarsi alle urne. Secondo un sondaggio di Swg effettuato per la trasmissione Agorà, Bersani sarebbe in grande vantaggio (38%) rispetto al primo cittadino di Firenze (23%). La grande preoccupazione ha, infatti, il volto di un comico: Beppe Grillo. Sempre secondo Swg, sebbene il Pd si attesti al 25,9%, il Movimento 5 Stelle sarebbe arrivato al 21%. "Paura di Grillo? Per l’amor di Dio...", ha chiosato il segretario del Pd. "Stiamo parlando di una persona che diceva che l’Aids non esiste - ha aggiunto - e di un movimento che sta dicendo che non solo si esce dall’euro ma che non si pagano i debiti". Secondo Bersani bisogna tenere conto delle "sollecitazioni positive venute da quel movimento", senza però pensare che "con una generica protesta si possa governare un Paese".

Nel frattempo sono già più di 1600 i comitati nati a sostegno della candidatura di Bersani alle primarie del centrosinistra. Una settimana dopo la registrazione ufficiale del primo comitato locale ne sono sorti quasi 1650 sparsi su tutto il territorio nazionale.

Per il momento le Regioni più "gettonate" sono la Toscana, l’Emilia, la Lombardia e l’Abruzzo. Insomma, le primarie sono dietro l'angolo. Ma Bersani, stretto da troppe paura, teme di non farcela e "regalare" il centrosinistra agli estremisti.

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