L'euro? Intoccabile, incriticabile, sacro come una divinità pagana, innominabile come Voldemort di Harry Potter. Tutto è discutibile nel mondo del relativismo tranne la moneta unica. Tutto può essere indagato come causa della crisi tranne ciò che ormai gli economisti di tutto il mondo stanno indicando come uno degli errori più grandi della storia: l'Euro, appunto.
I lettori del Giornale hanno sempre avuto un'informazione privilegiata su questo tema proibito: da quando la crisi greca ha fatto cadere il velo sull'inganno dell'Eurozona l'informazione su queste pagine è sempre stata accurata e sincera e abbiamo portato alla vostra attenzione con anni di anticipo temi che solo adesso diventano impossibili da nascondere. Purtroppo non tutti hanno avuto questa fortuna: a dati oggettivi e considerazioni economiche indiscutibili i sostenitori dello status quo, Pd in primis, hanno sempre contrapposto le armi del terrorismo informativo, delle bugie più smaccate. Chi criticava l'Euro portava dati (come quelli, indiscussi, che abbiamo sempre presentato nei nostri commenti o quelli che si trovano negli articoli e nel libro del Professor Alberto Bagnai) mentre chi lo sosteneva portava spesso fantasie, pratica molto più facile ed efficace perché, come raccontava uno che di propaganda se ne intendeva, una bugia ripetuta rischia di diventare verità.
Nascono così le euroleggende tese a terrorizzare chiunque provasse a spostare l'attenzione sulle vere cause della crisi: martellanti, continue. L'Euro è stato buono, anzi ottimo, ci ha consentito risparmi di 500, no 600, no 700 miliardi e se uscissimo da questo strumento creatore di prosperità le nostre ricchezze perderebbero di colpo il 20, no il 30, no il 40% (parola di Confindustria). L'Euro ci ha protetto dalle crisi, ci ha dato stabilità e se lo abbandonassimo saremmo spazzati via come fuscelli, la speculazione internazionale «giocherebbe a palla con la liretta» (parola di Eugenio Scalfari). Se fossimo men che anestetizzati non ci sarebbe nemmeno bisogno di smentire queste assurdità: anzi, dovrebbe apparire chiaro a tutti che è proprio con l'Euro che stanno avvenendo veramente questi disastri.
È con l'Euro infatti che il potere d'acquisto degli Italiani è crollato, che le imprese sono fallite, che i risparmi si sono volatilizzati. È proprio con l'Euro che abbiamo subìto gli attacchi più violenti da parte della speculazione internazionale e proprio in questi giorni sta emergendo qualche verità sulle manovre occulte dell'estate del 2011, quando il governo di centrodestra fu costretto a lasciare il posto a Monti a colpi di spread. Stiamo morendo avvelenati e ci raccontano che se smettessimo di prendere il veleno staremmo male: un plagio in piena regola. Dopo anni di discussioni in conferenze e dibattiti pubblici, con metà del tempo sistematicamente sprecato per smontare sempre le solite bugie, è arrivato il momento di rispondere in modo ordinato a tutte le domande più frequenti che, legittimamente prestando fede agli allarmismi euristi, assillano gli Italiani quando si parla della possibilità di riconquistare sovranità monetaria. L'occasione è stata fornita dal «nuovo corso» della Lega Nord con il segretario Matteo Salvini che ha deciso di riprendere le intuizioni del primo Bossi e, finora unico fra i leader politici italiani, schierare il suo partito duramente contro l'Euro e la «dittatura di Bruxelles» alleandosi in vista delle elezioni europee con il Front National di Marine Le Pen, che si appresta a diventare il primo partito francese, e con gli altri maggiori partiti internazionali euroscettici.
Tutti questi partiti hanno concordato che la battaglia si sarebbe dovuta giocare sull'informazione e ognuno di essi ha realizzato un piccolo manuale da distribuire capillarmente con la verità sull'Euro spiegata in modo comprensibile a chiunque, anche a chi non fosse esperto di questioni economiche. Dato che i fatti non sono né di destra né di sinistra non stupisce che, per esempio, in Francia il ruolo di divulgatore economico per Marine Le Pen sia stato affidato a Jacques Sapir, economista dichiaratamente marxista ma lucidissimo nel denunciare le colpe dell'Euro così come in Italia, dove questo compito è toccato a me, ho pensato di scrivere i fatti non solo con gli occhi del Nord ma guardando a 360 gradi, in modo che chiunque, partito o persona, si riconosca in questi temi possa aderirvi senza ricadere in vecchi schemi di contrapposizione interna.
L'emergenza è adesso. Ogni secondo perso porta con sé il suo carico di sofferenze, insicurezza, disoccupazione: agevolate da figure diverse come Monti, Letta e Renzi ma uguali nel ruolo di fedeli esecutori dei desiderata di un'Unione Europea dominata dalla Germania e dai suoi interessi. Nasce così Basta Euro Come uscire dall'incubo manuale-verità gratuito di difesa dalle bugie più comuni che è stato presentato, non a caso, in anteprima ieri proprio nella Firenze di Renzi, con una mia conferenza pubblica insieme a Matteo Salvini. La presentazione «ufficiale» sarà il pomeriggio del 22 febbraio a Milano con una grande conferenza all'auditorium della Provincia, seguita da un vero e proprio «tour» per molte città italiane.
Il manualetto presenta 31 domande, idealmente una al giorno per un mese.
In tutte le altre si cerca di coniugare il rigore economico con linguaggio, concetti ed esempi «commestibili» per tutti. Ovviamente è fondamentale la spiegazione di base, quella che i lettori del Giornale conoscono bene: un'unica moneta per economie differenti non può funzionare. Chi si ritrova con una moneta troppo «pesante» rispetto a quella che avrebbe se non avesse la moneta unica si ritrova con il «listino prezzi» dei propri prodotti troppo caro, compra facilmente beni prodotti all'estero che sembrano essere molto convenienti ma così facendo si scava la fossa perché non è pensabile consumare senza produrre, dato che alla lunga la disoccupazione diventa così alta che non sarà più possibile sostenere l'economia, il welfare e le pensioni. In parallelo la moneta unica favoriva il debito estero a tassi convenienti, realizzando un cocktail mortale di calo della competitività e aumento del debito privato. È il caso di tutti gli stati dell'Europa «periferica», ugualmente in crisi indipendentemente dai livelli di debito pubblico, dagli stipendi dei parlamentari, dalla corruzione, dal numero delle auto blu, dal livello di spesa pubblica, dall'ampiezza del cuneo fiscale o dal colore dei governi. Il contrario succede a chi, come la Germania, ha una moneta più debole di quello che sarebbe un eventuale «Nuovo Marco»: il suo «listino prezzi» risulta molto più conveniente del normale grazie alla denominazione in una moneta di valore inferiore e quindi è in grado di schiacciare la concorrenza invadendo il mercato con i propri prodotti venduti sottocosto, senza nessun effetto di riequilibrio che un normale apprezzamento del cambio realizzerebbe automaticamente. Da qui poi si passa alla crisi del debito, con la natura «artificiale» dello spread, pilotato unicamente dalla Bce e con le assurde richieste dei fondi salvastati e del fiscal compact, utili, insieme all'incremento delle tasse, solo a distruggere i nostri consumi domestici e a ripianare i crediti vantati delle banche dell'Europa centrale verso gli stati periferici.
Lo spazio maggiore è ovviamente riservato alle euroleggende: risparmi che svaniscono? Nemmeno per sogno. Case, azioni, oro e oggetti di valore sono beni reali. Un appartamento non si restringe se cambiamo moneta. Fondi di investimento e obbligazioni internazionali? In caso di svalutazione addirittura aumenterebbero di valore. Conti correnti e titoli di stato? Nessun problema, la svalutazione e l'inflazione non sono la stessa cosa: contano i prezzi in Italia, non quanto diventa più caro andare a far la spesa a Francoforte. I mutui? Anche qui, il terrorismo di chi si immagina rate in impennata non è giustificato da nulla, anzi, la conversione in nuova moneta potrebbe essere un affare per chi ha un mutuo che dovrà essere ripagato nella nuova valuta e con condizioni e tassi immutati rispetto alle attuali. La benzina? Le materie prime? Nel manuale si troverà una risposta per tutti i dubbi, numeri alla mano. La speranza è rendere la vita difficile ai propagandisti di bugie in favore di telecamera e fornire argomenti a tutti i cittadini e i partiti che vorranno seguirci nella battaglia contro l'euro e contro l'eurismo, strenuamente difeso dal Pd e dai poteri forti che ci hanno inflitto prima Monti e poi le sue controfigure.
I libri servono perché scripta manent, come questo articolo del Corriere della Sera che, 19 anni fa come oggi, titolava: «Grazie alla lira» per proseguire così: «Bilancia commerciale, 1995 senza precedenti. Lira magica, unica, vera colonna dell' Italia. Se non fosse sottovalutata, staremmo tutti un po' peggio e probabilmente anche San Valentino sarebbe più triste. Ieri, l'Istat ha reso noto che il 1995 È stato uno degli anni migliori per la bilancia commerciale della Penisola: anche solo tenendo conto dei primi 11 mesi, l' anno È stato uno dei più esaltanti dai tempi del miracolo economico.
( ) Prima che la lira si svalutasse e fosse espulsa dal Sistema monetario europeo, nel settembre del 1992, il saldo commerciale era, da anni, in rosso. Avere una valuta debole fa male al cuore e all' orgoglio ma evidentemente fa bene al portafoglio». Ricordiamolo. Basta Euro.Twitter: @borghi_claudio
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