“Divisivo”, “Convertito all’Islam”. La sinistra attacca Buttafuoco e grida allo scandalo lottizzazione

La sinistra mediatica si scaglia contro il nuovo presidente della Biennale di Venezia. La Repubblica attacca: "Buttafuoco? Intellettuale divisivo". La Stampa rilancia: "La destra piazza i suoi uomini"

“Divisivo”, “Convertito all’Islam”. La sinistra attacca Buttafuoco e grida allo scandalo lottizzazione
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La scelta del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, di designare Pietrangelo Buttafuoco come nuovo presidente della Biennale di Venezia ci offre l’occasione per ripassare il primo paradigma della sinistra. La lottizzazione dei “centri della cultura”, come li definisce lo stesso circolo mediatico “progressista”, è valida solo se a occuparne i vertici sono intellettuali segnatamente di sinistra. Al contrario, riprendendo l’affaire Buttafuoco, l’intellettuale in questione viene definito “divisivo” a priori. Siamo al solito riflesso pavloviano della gauche nostra: se l’occupazione della sinistra non è totale allora gridare allo scandalo “TeleMeloni” diventa quasi obbligatorio.

La scelta del ministro della Cultura, giova ricordarlo, non è un’imposizione calata con la forza dall’alto. La proposta di nomina di Buttafuoco è stata prima inviata alle due camere del Parlamento e le commissioni Cultura sono chiamate ad esprimere il proprio parere entro il 14 novembre. Nessuna epurazione: l’attuale presidente, Roberto Cicutto, come precisato da fonti del ministero della Cultura, resterà in carica fino al termine del mandato. La narrazione della sinistra, però, non si ferma davanti a queste premesse: il “massacro” mediatico è già iniziato. Bastano solo ventiquattr’ore per scatenare l’ira delle penne di sinistra. Avanguardia di questo fronte mediatico è “La Repubblica” che ci offre un riassunto quasi apocalittico della giornata di ieri.“La Biennale – spiega il titolo di pagina 17 – svolta a destra. A Venezia arriva Buttafuoco l’intellettuale convertito all’islam”. Ecco il ritratto partigiano del nuovo presidente: “Ha militato nel Fronte della Gioventù – specifica nel sommario La Repubblica – e non si è mai dichiarato antifascista. Un profilo divisivo, istrionico, fuori dagli schemi”.

Il processo di mostrificazione è in corso. E “La Stampa” si aggiunge al coro degli indignati. Obiettivo principale? Ovviamente denunciare la volontà manicale delle destre di occupare le sedi della cultura.“Fare politica culturale – ci spiega con sprezzo del ridicolo La Stampa a pagina 19 – non vuol dire piazzare uomini”. In questo caso la colpa, a scanso di equivoci, è del premier Giorgia Meloni e del governo che presiede.“La destra di governo – sostiene La Stampa – continua a comportarsi come se fosse ancora di lotta. Il personale è quello che è: per le gerarchie culturali, non c’è l’imbarazzo della scelta, e talvolta suscitano imbarazzo".

Un mix di attacchi personali, commenti fuori misure e boutade provocatorie: “Il punto – continua il commento di Alberto Mattioli su La Stampa – è che la destra di intellettuali presentabili ne ha sempre avuti pochi”. Al carrozzone anti-Buttafuoco non poteva mancare “Il Fatto Quotidiano”.

Qui la nomina diventa una “conquista di Fratelli d’Italia” e il nuovo presidente è decritto come “il capo della Biennale”. Il pregiudizio ideologico, non importa se culturale o politico, è sempre stata la ragion d’essere della sinistra italiana. Ogni occasione è “buona” per confermare questa ipotesi.

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