DOMANDE & RISPOSTE

«In questa vicenda c’è ben poco da polemizzare, discutere o scambiarsi accuse. Il Mattino di Napoli ha violato la deontologia e le leggi che disciplinano la professione giornalistica, punto».
Franco Abruzzo, storico ex direttore dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, che ha guidato per 18 anni. Dunque l’articolo di Orsina non poteva essere cambiato?
«Siamo chiari. Virman Cusenza aveva tutto il diritto di modificare il testo. I direttori dei giornali sono del resto gli ultimi “monarchi assoluti” che resistono in Italia, e il potere di disporre come meglio credono dei testi da pubblicare è dato loro dalla legge sul diritto d’autore, la 633 del ’41».
Dov’è la violazione allora?
«Il professor Orsina doveva essere avvisato prima delle modifiche che si intendevano apportare al suo articolo».
Cosa non avvenuta.
«Una irregolarità notevole, che va contro quanto prevede il contratto nazionale dei giornalisti, un testo espressamente vincolante in quanto l’unico contratto professionale in Italia a poggiare su di una legge (la legge sulla professione di giornalista n. 69 del ’63, ndr) e che tutela totalmente e chiaramente la firma e l’onorabilità dell’articolista. Orsina doveva essere messo nelle condizioni di scegliere se togliere o meno la propria firma all’articolo modificato».
Che succederà ora? Che provvedimenti prenderà l’Ordine dei giornalisti della Campania?
«Non posso commentare quello che farà o meno un Ordine professionale autonomo. Mi limito a sottolineare che quanto accaduto è particolarmente grave visto che il Mattino è un giornale dal potere egemonico in Campania, che l’articolo era l’editoriale politico di un autorevole notista politico e che a Napoli si fosse fino all’altroieri in campagna elettorale. Il Mattino così ha violato la deontologia del giornalismo».


Ma se da presidente dell’Ordine si fosse trovato tra le mani un caso del genere, come si sarebbe comportato?
«Il presidente di un Ordine regionale ha, tra gli altri, potere di indagine. Durante il mio lungo incarico in Lombardia ho dovuto occuparmi, prima o dopo, di tutti i direttori dei principali quotidiani. Un caso come questo avrebbe probabilmente condotto ad approfondimenti».

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