Donne e fedelissimi, ecco la squadra

Lo schema del nuovo governo Renzi prevede 5 ministri Pd, due alfaniani, uno di Scelta civica e 4 tecnici. Impazza il toto-nomi

Roma - La mente è già rivolta verso la squadra di governo. Per uscire dalla palude e sfidare il contraccolpo di quella che inevitabilmente verrà percepita come un'operazione di Palazzo, non bagnata dall'investitura popolare, Matteo Renzi telefona, contatta, valuta candidature e sonda disponibilità, muovendosi di concerto con l'inner circle dei fedelissimi, cercando di costruire una compagine affiatata.

La grande giostra del potere, insomma, ha iniziato a girare, anche se Enrico Letta annuncia di non voler cedere. Lo schema su cui il sindaco di Firenze lavora è quello di un 5-2-1-4, inteso come cinque ministri per il Pd, due per Nuovo Centrodestra, uno per Scelta Civica e quattro tecnici. Bisogna, però, ancora verificare se Sel entrerà al governo (e un incarico per Laura Boldrini potrebbe essere propedeutico alla sua partecipazione). Sul bilancino dei dicasteri le versioni fornite dai renziani e dagli alfaniani sono leggermente divergenti. I primi, infatti, sono pronti a concedere non più di due poltrone. I secondi si dicono convinti di chiudere l'accordo su due ministeri più un vicepremier, o anche tre ministri qualora Sel non dovesse entrare in squadra. Una soluzione che consentirebbe al partito di minimizzare le perdite, conservando le poltrone di Maurizio Lupi, Beatrice Lorenzin - che si sarebbe mossa presso alcuni ministri renziani per perorare la causa della continuità - e quella di Angelino Alfano come vicepremier.

Sul fronte del Pd, i nomi più ricorrenti sono quelli di Graziano Delrio dagli Affari Regionali agli Interni. Confermato Andrea Orlando all'Ambiente (insidiato, a distanza, da Chiara Braga). Si parla, poi, di uno spostamento di Roberto Giachetti dalla vicepresidenza della Camera ai Rapporti con il Parlamento, anche se l'esponente di estrazione radicale è molto stimato per il modo in cui guida l'aula. Nella squadra ci sarà anche Maria Elena Boschi, probabilmente alle Riforme. Così come si profila un incarico all'Agricoltura per un altro renziano doc (ex prodiano) come Ernesto Carbone. Sempre in quota Pd, potrebbe entrare al Welfare Tito Boeri, professore di economia del lavoro alla Bocconi, e alle Politiche Europee, Federica Mogherini.

Per il dicastero-chiave, quello dell'Economia, il nome in pole position appare quello di Lucrezia Reichlin, economista figlia di Alfredo, esponente migliorista del vecchio Pci, dotata di ottime entrature a Bruxelles e Francoforte e quindi considerata come figura rassicurante presso i mercati. Si fanno, però, anche i nomi di Lorenzo Bini Smaghi (che potrebbe pagare le resistenze nel lasciare il board della Bce al momento della nomina di Mario Draghi) e Pier Carlo Padoan. Nel totonomine è entrato anche l'amministratore delegato di Luxottica e buon amico di Renzi, Andrea Guerra, il quale però ha guadagnato circa 14 milioni nel 2012 e difficilmente lascerà un incarico di quel tipo.

I nomi di Alessandro Baricco e Oscar Farinetti appaiono suggestivi ma poco plausibili. Più probabile, invece, quello del vicepresidente del Csm, Michele Vietti per la Giustizia.

Emma Bonino potrebbe conservare la poltrona della Farnesina mentre per Scelta Civica circolano i nomi di Andrea Romano e Irene Tinagli. Lorenzo Guerini, attuale portavoce di Renzi, potrebbe essere promosso sottosegretario alla Presidenza del Consiglio mentre come viceministro allo Sviluppo con delega alle Comunicazioni potrebbe andare Paolo Gentiloni.

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