E in aula si fa largo la corrente degli "anti montiani"

Sono 19 i deputati azzurri che in tre votazioni non hanno mai premuto il "sì"

E in aula si fa largo  la corrente degli "anti montiani"

Roma - Nel Pdl c’è una fronda anti-Monti. Un buon terzo di obiettori che, approfittando della larga maggioranza di cui gode il premier, sostenuto oltre che dal primo partito del centrodestra anche dal primo del centrosinistra e dal terzo polo compatto, approfitta delle briglie lasciate larghe dalla disciplina di partito per far registrare agli stenografi della Camera il loro dissenso ai provvedimenti di Palazzo Chigi sottoposti al voto del Parlamento. Più che di un’opposizione palese e virulenta possiamo parlare di una resistenza passiva, quasi gandhiana, che assume le forme di astensioni, strategiche assenze e missioni più che di no premuti sulla plafoniera dell’aula.
Lo dimostrano gli ultimi voti a cui sono stati sottoposti provvedimenti del governo a Montecitorio, tra i cui numeri ha frugato notapolitica.it. Il 13 marzo arriva in aula per la conversione in legge il dl n. 9 «recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo». Per il governo è una passeggiata: sui 494 presenti, 442 votano sì e 52 no, senza astensioni. Ma nelle pieghe dei 136 assenti, si nasconde il disagio di parte del Pdl, che colleziona ben 53 casi di latitanza, solo in pochi casi (7) giustificate da esigenze di missione. Peggio va qualche giorno dopo, il 15 marzo, quando è la volta del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, recante misure straordinarie e urgenti in materia ambientale. Qui i numeri a favore del governo sono già meno larghi, con 473 presenti, e solo 382 sì, a fronte di 17 astensioni, 74 no e 157 assenze. Anche in questo caso il Pdl si spacca: dei 210 componenti del gruppo, in 79 non concedono il loro sì al dl del governo. Una cifra che sale quando, il 22 marzo, arriva a Montecitorio il dl in materia di concorrenza, sviluppo delle infrastrutture e competitività. In questo caso il governo strappa 365 sì contro 61 no, 6 astensioni e 198 assenze. Tra i 265 mancati consensi a Monti, un terzo (87) arriva dal Pdl, più dei no della Lega e di qualsiasi altra opposizione.
Insomma, tre indizi fanno una prova. Esiste un partito anti montiano nel Pdl. Anche perché, andando a frugare tra i nomi dei deputati, si scopre che c’è uno zoccolo duro dell’opposizione interna. Abbiamo contato 19 deputati che nelle tre votazioni non hanno premuto nemmeno una volta il pulsante del «sì». E se Edmondo Cirielli, Antonio Leone e Luigi Vitali risultano tutte e tre le volte in missione, e i leader Silvio Berlusconi e Angelino Alfano sono tutte e tre le volte assenti, ma non possono essere sospettati di anti montismo, per almeno 13 deputati si può parlare certamente di recidiva. Tra i vip Alessandra Mussolini (che colleziona due assenze strategiche e un no) e l’ex sottosegretario Guido Crosetto, che varia il suo strumento di protesta con un no, un’astensione e un’assenza e i sempre assenti Antonio Martino e Michela Vittoria Brambilla. Sempre assenti nei tre voti sono anche Marco Airaghi, Valentina Aprea, Nicola Cosentino, Giovanni Dell’Elce, Niccolò Ghedini, Massimo Nicolucci, Alfonso Papa e Michele Traversa. Marco Milanese è assente il 13, vota «no» il 15, è assente di nuovo il 22, mentre Giorgio Jannone risulta assente solo il 13 e in missione negli altri casi. Giulio Tremonti, molto critico nei confronti del governo «tecnico», fa mancare il suo voto il 13, mentre Laura Ravetto, da sempre indicata tra gli «staccatori di spina», colleziona a sorpresa tre sì.

E i Responsabili, l’eterogeneo gruppo molto vicino al Pdl? Su 23 iscritti al gruppo, solo 6 hanno detto sì alle liberalizzazioni: Bruno Cesario, Giancarlo Lehner, Silvano Moffa, Giovanni Mottola, Catia Polidori e Antonio Razzi. Gli altri hanno marinato l’aula. E un po’ anche Monti.

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