Rosi Mauro confessi, avanti.
«E va bene. Giovedì 20 settembre ero a Verona per una riunione del Sin.Pa».
Il Sindacato padano.
«Ho incontrato sette lavoratori di cooperative che rischiano di perdere il posto».
E così il Senato è rimasto senza presidente per la prima volta nella storia della Repubblica.
«Intanto non ho tolto la seduta, l'ho solo sospesa: si fa anche per andare in bagno».
Vabbè.
«Comunque non ero di turno».
Ma lo stipendio da vicepresidente lo prende anche quando non è di turno.
«Se volete mettermi in croce fate pure. Ma io ero convinta che Domenico Nania, cui spettava presiedere e che aveva perso l'aereo, fosse in arrivo».
Invece non è arrivato.
«E neppure ha avvertito. Anche la Bonino, che era di turno con lui e che aveva una conferenza stampa in sala Nassirya, era convinta che arrivasse. Ai funzionari che mi hanno chiamata avevo detto che potevo fermarmi poco».
Doveva fermarsi lo stesso.
«Avevo l'aereo per Verona alle 13.25. Alle 12.05 ero già in ritardo. Il successivo è alle 17.25».
Poteva rinviare l'incontro.
«Quei lavoratori li ho visti nella loro pausa pranzo. E lo avevo già rimandato due settimane».
La politica prima di tutto.
«A proposito. Prima che glielo dicano altri gettando altro fango: la sera ho fatto un incontro pubblico per presentare il mio movimento Siamo gente comune».
Ahi.
«Ma per quello avrei potuto prendere il volo delle 17.25».
Li ha salvati almeno i lavoratori veronesi?
«Sono fiduciosa.
Quindi?
«Guardi, sì: ho dato la precedenza alla gente che fa la fame. Attaccatemi pure».
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