Gli elettori Pdl dicono sì ai diritti per i gay

Secondo un sondaggio, il 60% dei pidiellini pensa che sarebbe giusto aprire alle coppie di fatto. Invece i ministri pagano l’"effetto tasse": consensi in calo quasi per tutti

Gli elettori Pdl dicono sì  ai diritti per i gay

Roma - Il Pg (Pro Gay) sarebbe il terzo partito italiano. Lo dice un sondaggio compiuto da Euromedia Research, secondo il quale una lista che mettesse al centro le istanze degli omosessuali otterrebbe oggi il 13 per cento dei voti, superato solo da Pd e Pdl. E sbaglierebbe chi pensasse che l’attenzione a tali tematiche è monopolio della sinistra. Se infatti tra gli elettori di Pd e Idv il 70 per cento ritiene che i diritti dei gay non siano abbastanza tutelati, quando si passa al popolo pidiellino la percentuale scende di poco (63 per cento). Anche se poi il 55 per cento degli intervistati ritiene limitante un partito ad hoc e che i diritti degli omosessuali dovrebbero essere parte integrante del programma di qualsiasi partito. E un 16 per cento degli italiani non solo non darebbe mai il voto al fantomatico Pg, ma pensa che non si dovrebbe mai presentare.

Dati che in qualche modo confermano come gli italiani si facciano sedurre da liste trasversali e a tema piuttosto che dai classici partiti. E il sondaggio condotto dalla società di Alessandra Ghisleri per conto di Klaus Davi e da lei esposti allo stesso Davi nel corso della trasmissione KlausCondicio, visibile su Youtube (http://youtube.com/user/klauskondicio), lo conferma. La crisi economica ha fatto un’altra picconata alla fiducia degli italiani nella politica tradizionale. Anche quella nel premier Mario Monti, che crolla dal 57 per cento di gennaio e dal 55 del 16 marzo (appena due settimane fa) al 48 per cento di oggi. Tra i partiti il Pdl tiene, il Pd cala leggermente, la Lega paga la sua opposizione a oltranza, l’Udc regge. Ma sono dati che lasciano il tempo che trovano, visto che il primo partito è quello degli indecisi. E considerando che gli «esodati» dal Pd in genere si spalmano tra gli altri partiti del centrosinistra mentre quelli dal Pdl finiscono nel limbo dei dubbio, il dato relativo al partito di Berlusconi e Alfano è sottostimato.
Partiamo dal governo.

Monti come visto ha visto erodere il suo consenso di nove punti. Un andamento che Ghisleri spiega così: «La gente di sente un po’ più debole, quindi non si sente libera di affrontare le spese per il futuro e anche poco ottimista. Da metà novembre, da quando è diventato presidente del consiglio, Monti ha avuto un grande calo intorno al 16 dicembre, arrivando al 46,1 per cento con l’approvazione della manovra, per poi risalire subito dopo a gennaio fino a toccare delle vette intorno al 57 per cento.

Il dato ora è di nuovo in discesa: il presidente del consiglio è intorno al 48 per cento, mentre il suo governo, come giudizio e fiducia sull’operato, è al 46 per cento rispetto all’ultima rilevazione che era del 49,4 per cento». All’interno del governo l’applausometro punisce un po’ tutti, con la titolare del Welfare Elsa Fornero al 29,8 per cento di fiducia e al 65 per cento di notorietà, la ministra dell’Interno Annamaria Cancellieri al 39 di fiducia e al 60 di notorietà, l’inquilino dello Sviluppo economico Corrado Passera rispettivamente al 26,2 e al 70, la guardasigilli Paola Severino al 30 e al 60. Il più «sfiduciato» è il ministro Filippo Patroni Griffi (Pubblica amministrazione e semplificazione), che seduce solo il 14 per cento degli intervistati, anche se ha l’attenuante (ma forse è un aggravante) della scarsissima fama.
Infine i partiti.

Il Pdl conferma la timida tendenza al rialzo con un dato tra il 22 e il 24 per cento, non lontano dal Pd che ha una forbice 25,5-27,5. Tiene l’Udc (tra il 7 e l’8,5), la Lega paga pegno e si muove tra l’8 e il 10, i vendoliani di Sinistra ecologia e libertà sono attorno al 7,7. Più sotto Fli che oscilla tra il 2 e il 4 per cento. Ma il partito più importante è quello degli indecisi, che oscilla tra il 40 e il 44 per cento.

Persone che, come sottolinea Ghisleri «hanno bisogno di trovare una guida». Come Monti? «Purtroppo gli italiani si sentono schiacciati dal peso fiscale, quindi lo riconoscono ma...». Rimandato Monti, chi conquista gli indecisi vince.

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