Elly Schlein è sparita dai radar. Un'opposizione responsabile e costruttiva farebbe il bene di ogni governo, ma per la segretaria del Pd non deve essere così. Tolta la manifestazione di Roma dell'11 novembre, dove - dice intervistata dalla Stampa - è invitato «chi vuole un futuro più giusto» (e chi non lo vorrebbe?), Elly rappresenta come meglio non si potrebbe il vuoto politico che avvolge il Partito democratico. Oltre alla piazza non c'è di più. Poche proposte, le solite bandierine da piantare al momento più opportuno, buone solo per solleticare la pancia del proprio elettorato. Come quella dello ius soli, un tema sparito dai radar politici da mesi, ma rispolverato per l'occasione: «Da piazza del Popolo diremo che chi nasce in Italia è italiano: io penso allo ius soli». D'altronde la cittadinanza è come il nero: va bene su tutto e non passa mai di moda. Armocromisti politici cercansi. E fa niente se il 20% dell'elettorato che la Schlein dovrebbe rappresentare forse ha altri problemi ben più urgenti a cui pensare. Non può essere certo un caso se pochi giorni fa il governatore campano Vincenzo De Luca sintetizzava così il buco nero attorno a cui gravitano i democratici: «Il Pd è un partito che è ormai un'aggregazione di tribù. La credibilità della Schlein rispetto a un programma di rinnovamento è pari a zero».
L'allora ministro Livia Turco propose il superamento dello ius sanguinis in un'intervista del gennaio 2000. Ventitre anni fa, praticamente un'era politica. La giovane Elly Schlein aveva 15 anni e studiava al liceo cantonale di Lugano.Ps: in Svizzera lo ius soli non esiste. Fine della storia.
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