La prima enciclica di due Papi Ma a firmare è solo Francesco

Lumen Fidei: 88 pagine sul dialogo tra fede e ragione Bergoglio "ringrazia Benedetto per la prima stesura"

La prima enciclica di due Papi Ma a firmare è solo Francesco

È la luce della fede la risposta al buio e ai dubbi dell'uomo di oggi. Una luce che troppo spesso appariva illusoria, una luce da riscoprire e da annunciare a tutto il mondo in «un tempo in cui l'uomo è particolarmente bisognoso». E poi il rapporto tra fede e verità, il dialogo tra fede e ragione, la ricerca di Dio, la trasmissione della fede nella società perché «la fede non è un fatto privato, una concezione individualistica, un'opinione soggettiva». C'è tutto questo nell'Enciclica Lumen Fidei, la prima di Francesco, scritta a quattro mani con Joseph Ratzinger che Bergoglio ringrazia fin dalla prefazione. «Benedetto XVI - scrive Francesco nell'Enciclica che Il Giornale è in grado di anticipare - aveva già completato una prima stesura di Lettera enciclica sulla fede. Gliene sono profondamente grato e, nella fraternità di Cristo, assumo il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi. Il Successore di Pietro, ieri, oggi e domani, è infatti sempre chiamato a “confermare i fratelli“ in quell'incommensurabile tesoro della fede che Dio dona come luce sulla strada di ogni uomo». Ottantadue pagine divise in quattro capitoli, oltre alla prefazione, firmata, in latino di suo pugno, da Franciscus il 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo.

«La luce della fede - questo l'incipit che dà il titolo alla Lettera - con quest'espressione la tradizione della Chiesa ha indicato il grande dono portato da Gesù». «Quando manca la luce - continua Bergoglio - tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male».

Si sofferma a lungo, Papa Francesco, sul concetto di idolatria. «Invece della fede in Dio si preferisce adorare l'idolo, il cui volto si può fissare, la cui origine è nota perché fatto da noi». Per il Pontefice, «l'idolo è un pretesto per porre se stessi al centro della realtà, nell'adorazione dell'opera delle proprie mani». Ma la fede «è l'opposto dell'idolatria, è separazione dagli idoli».

Poi, il Papa argentino affronta il rapporto tra fede e verità e condanna ogni forma di totalitarismo. «La fede, senza verità, non salva» e «resta una bella fiaba». «Richiamare la connessione della fede con la verità è oggi più che mai necessario, proprio per la crisi di verità in cui viviamo». «Nella cultura contemporanea si tende spesso ad accettare come verità solo quella della tecnologia» e «la verità grande è guardata con sospetto. Non è stata forse questa - ci si domanda - la verità pretesa dai grandi totalitarismi del secolo scorso, una verità che imponeva la propria concezione globale per schiacciare la storia concreta del singolo?». «È logico, in questa prospettiva, che si voglia togliere la connessione della religione con la verità, perché questo nesso - ammonisce il Papa - sarebbe alla radice del fanatismo, che vuole sopraffare chi non condivide la propria credenza».

Ed ecco il cuore della Lettera: testimoniare la fede nella società, in ogni ambito, «senza vergognarsi». «Una verità comune ci fa paura - scrive Bergoglio - perché la identifichiamo con l'imposizione intransigente dei totalitarismi». Ma «se la verità è la verità dell'amore, allora resta liberata dalla chiusura nel singolo e può fare parte del bene comune» e soprattutto «non si impone con la violenza» e dunque «non è verità che schiaccia il singolo». «Nell'unità con la fede e la carità - conclude il Papa - la speranza ci proietta verso un futuro certo, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle proposte illusorie degli idoli del mondo, ma che dona nuovo slancio e nuova forza al vivere quotidiano.

Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino».

L'ultimo paragrafo è dedicato a Maria, alla quale il Papa argentino si rivolge in preghiera, affidandole il suo primo lavoro, che - anche se «ereditato» da Ratzinger - firma da solo.

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