Errani ride delle tragedie ma fa piangere Bersani

Il governatore sghignazza in tv mentre parla un terremotato: l’ha già fatto altre due volte. Ora il Pd teme le sue dimissioni per l’indagine sui finanziamenti al fratello

Errani ride delle tragedie  ma fa piangere Bersani

A Bologna c’è un proverbio che dice: «Panza pènna, an s’arcòrda dla vuda». Che vuol dire: chi sta bene, non pensa a chi sta male. Al governatore Pd della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, in questi giorni di terremoto sono fischiate parecchio le orecchie. I suoi conterranei, infatti, questo detto l’hanno rammentato più volte. L’ultima giovedì scorso, a Matrix, speciale sisma in Emilia. Il presidente Errani è stato ribeccato a sbellicarsi dalle risate. Un repentino cambio d’inquadratura mentre uno sfollato raccontava la sua paura di rientrare in casa, ed eccolo là, sorpreso un’altra volta a sghignazzare.

Lungo i suoi tre lunghi mandati consecutivi (dal 1999), infatti, il veterano presidente di tutti i governatori d’Italia, ha collezionato una lunga serie di figuracce di questo genere. È il 2 agosto 2003 quando, come ogni anno, a Bologna si celebra l’anniversario della strage alla stazione. Accanto a Errani l’allora sindaco Giorgio Guazzaloca, l’ex primo cittadino Renato Zangheri, e l’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu. Tutti in composta serietà istituzionale, tranne lui. Che, guarda un po’, se la ride.

E poi c’è la figuraccia mondiale, finita anche sulla Cnn. Stesso anno, qualche mese dopo. È il 19 novembre, da pochi giorni c’è stato il terribile attentato di Nassiriya. Nella basilica di San Paolo a Roma i funerali dei 19 militari uccisi. E lui che fa? Ride, stavolta insieme all’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio.

Ma non sono tanto le risate di Errani sulle sciagure italiane ad imbarazzare e preoccupare il Pd. C’è ben altro. Il figliol prodigo sta collezionando anche notevoli grattacapo al suo segretario, suo conterraneo, suo amico, Pier Luigi Bersani. Adesso, il pezzo grosso della roccaforte più rossa d’Italia, rischia di buttar giù a spallate l’unico fortino rimasto al segretario. Caso Parma a parte (che pur brucia), dove per dirla alla Bersani «abbiamo non vinto», a pesare sulla sua testa c’è un altro macigno.

La storia è sempre la stessa. Una storia dove gli ingredienti dell’affaire di potere ci sono tutti: la coop rossa, i presunti favori familiari, il Pd partito-padrone. Con il passare dei mesi i contorni stanno diventando sempre più foschi e la Procura della Repubblica bolognese si prepara a chiedere al gip di mandare sotto processo tutti i protagonisti della vicenda. È l’indagine che nel 2010 investì il fratello del governatore, Giovanni Errani, indagato per truffa aggravata ai danni della Regione, a causa di un milione di euro proveniente dall’ente guidato dal fratello e finito, secondo gli inquirenti, in maniera sospetta nelle casse della sua cooperativa. Si chiama «Terremerse» la coop agricola che da tre anni, come la nuvoletta di Fantozzi, grandina guai sul governatore. Quando scoppiò lo scandalo, scoperto dal Giornale nel 2009, Errani senior (il cooperatore) si dimise mentre Errani junior (il governatore) minacciò querele, annunciando che avrebbe fornito alla procura tutta la documentazione che l’avrebbe scagionato. Ma così non è andata, e i pm hanno inviato nove avvisi di garanzia (uno, dovuto, anche a Errani per falso ideologico in atti pubblici) ed entro metà giugno si saprà se il fratello del presidente verrà rinviato a giudizio o meno.

Oggi il governatore sta cominciando a sudare freddo. Secondo un’indiscrezione riportata dal Foglio, Errani avrebbe confidato ad alcuni compagni di partito che se il fratello andasse a processo, lui si dimetterebbe subito dalla presidenza della Regione e non si ricandiderebbe più. Boom.

Se cadesse ora la Regione Emilia Romagna, con le forti correnti grilline da una parte e quelle vendoliane dall’altra, per Bersani sarebbero dolori. Anche perché il Movimento 5 stelle ha dimostrato di attecchire in Emilia meglio che da qualsiasi altra parte. E non solo guardando Pizzarotti a Parma, ma anche Giovanni Favia, il primo grillino più famoso d’Italia, attualmente consigliere regionale.

Insomma, c’è davvero poco da ridere. Bersani, anzi, sta trattenendo a fatica le lacrime. Un altro proverbio bolognese dice: «Quall ch’bòii int la pgnata, al le sa al quèrc», quello che bolle in pentola, lo sa solo il coperchio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica