Fantafascismo permanente

L'antifascismo è l'unico possibile collante che Partito democratico e Cinque Stelle hanno individuato per non squagliarsi nel loro niente, e mettere insieme un'alleanza con lo scotch

Fantafascismo permanente

Stanno grattando con le unghiette il fondo del barile, cercano il fascismo per trovarvi ragione di esistenza, ma si imbattono solo nel loro ridicolo. L'antifascismo è l'unico possibile collante che Partito democratico e Cinque Stelle hanno individuato per non squagliarsi nel loro niente, e mettere insieme un'alleanza con lo scotch. Ma l'antifascismo ha bisogno di materia su cui esercitarsi. E se non c'è, la si inventa. Il fatto storico infatti non c'è più, si tratta allora di rimpiazzarlo con la mitologia recuperata negli scantinati del Partito comunista, che restano la risorsa strategica di tutti i progressismi dopo il fallimento dell'Urss.

Augusto Del Noce descrisse, a metà degli anni '70, come il Pci di Berlinguer e la sua proposta di compromesso storico con la Dc avessero creato il mito del fascismo per contrapporgli l'unità antifascista. Il fascismo è qualcosa di permanente, è il male radicale, ed esso in ogni epoca coincide con l'anticomunismo. Fascista è l'anticomunista, punto. Diventata impraticabile la parola comunista, la si è poi sostituita con progressista o, più elegantemente, con «la parte giusta della storia», diritti LGBT ecc., sacralizzazione dei palestinesi. Tutto ciò che il progressista giudica cattivo diventa perciò fascista, antidemocratico, anticostituzionale e va disprezzato, schifato, delegittimato a livello internazionale, tanto più pericoloso perché votato dal popolo, anche lui fascista, anche se non bisogna dirglielo troppo brutalmente perché qualche volta morde. Per capire di che si tratta sono più espressivi alcuni fatti e fatterelli dei discorsi di Elly Schlein, anche perché decifrarli esigerebbe un semiologo come Umberto Eco, ma è morto. Collegno - la città del Piemonte nota soprattutto per il caso dello Smemorato ivi residente, che intasò tribunali e giornali tra il 1927 e il 1931 -, dopo che un idiota ha disegnato una svastica su un manifesto funebre di una signora di 93 anni, ha pensato di replicare a questo

gesto istituendo l'«assessorato all'antifascismo». Si prevede sia il primo di tanti sospirati stipendiucci antifascisti in borghi e plaghe dopo quanto mostrato dal filmato attinto di nascosto dove un gruppetto di giovani fratellini d'Italia alza il braccio nel saluto romano, e quello di un vecchio candidato di destra al consiglio comunale di Manfredonia (Foggia) citare a similitudine del caldo di stagione i forni crematori. O dello sciagurato primario medico della Campania, di simpatie destrorse, che auspica, parlando scherzosamente con neodottori suoi allievi, il lager per omosessuali. Tutti noi migliaia di volte abbiamo udito simili demenzialità, comprese quelle auspicanti il cloro al clero e lo stupro delle suore in realtà compiaciute, e i fascisti da annegare nelle fogne come topi. Reagendo schifati o in pena per il battutista.

Stavolta è diverso. È la creazione dal niente del fantasma fascista, trasformando l'inezia in caso nazionale. Una volta partorito e rivestito come si deve lo spettro fascista, gli si prende il lenzuolo di ordinanza e lo si mette addosso a Giorgia Meloni e ai suoi alleati di governo per linciarli meglio. Non sto inventando. Nessuno ha letto come meritava l'atto teppistico imbastito alla Camera sul voto di una legge che rende operativo il federalismo, peraltro inserito in Costituzione dalla sinistra nel 2001. Siamo alla faccenda del deputato Donno dei Cinquestelle che cerca di mettere le mani addosso al ministro Calderoli a Montecitorio per legargli al collo la bandiera italiana. In quel momento il tricolore non era il simbolo dell'unità nazionale, ma era la corona d'aglio da appendere sul petto del vampiro per smascherarlo e renderlo imbelle per la gogna. Come facevano i partigiani rasando e pitturando di rosso la testa alle ragazze fasciste (se erano fortunate).

Il più esplicito a spiegare il significato di questi fatti è stato Piero Marrazzo, giornalista Rai, esponente della sinistra e già presidente del Lazio per il Pd. Ha spiegato quale sia il danno provocato da questo

governo di destra-centro: «Il fascismo passa sottotraccia nella società e nelle persone: ora è attuale. Il fascismo è attuale nei confronti di chi manifesta, contro le persone LGBTQIA+: non è residuale». Insomma, siamo in un regime fascista. Esso è nelle istituzioni, ma anche e soprattutto nell'intimo di governanti e governati. Da qui la necessità dell'istituzione di una corte di giustizia morale antifascista, pronta a sguinzagliare la polizia morale su modello iraniano...

Verrebbe da ridere, ma non ci riesco. Perché questa posizione, se la sinistra non cambia posizione e parole d'ordine, è la fine della politica e della buona fede.

Come si fa a dialogare e provare a venire incontro ad esigenze di mediazione, se l'altro ti attribuisce l'intento di ripristinare la tirannide? Ad esempio. Il premierato. Sarebbe interessante discutere di una legge elettorale che consenta sì a chi vince anche solo di un voto di tenere il volante del pullman italiano senza doversi guardare dalle trappole dei voltagabbana, ma è bene che siano garantiti posti a sedere in numero congruo anche ai perdenti. Ma se dichiari a priori che la maggioranza vuole instaurare il regime, la politica tira giù la saracinesca, e passa la logica del tanto peggio tanto meglio.

Così sul federalismo: sarebbe il caso di usare il buon senso, e smetterla di considerarlo la frantumazione della nazione perché i ricchi mangino i poveri in un boccone. E ricordarsi che era un vecchio sogno, prima di Bossi e di Salvini, persino di Bobbio e di don Sturzo.

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