Federalismo, Monti cambia il titolo V

In Cdm la riforma del titolo V per riportare alcune competenze delle Regioni a livello centrale. Dalla sua attuazione dipende la maggior parte delle misure del governo Monti

L'articolo 117 della Costituzione recita così:"La potestà legislativa - si legge nella bozza - è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali". La nuova formula prevederà che il legislatore statale adotta "gli atti necessari ad assicurare la garanzia dei diritti costituzionali e la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica". Dal patto di stabilità anche per le Regioni a statuto speciale al controllo dei bilanci regionali: è pronto il nuovo titolo V della Costituzione per blindare tagli e riforme. Durante l’incontro con Regioni ed enti locali in corso a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio Mario Monti avrebbe confermato che il Consiglio dei ministri si sta occupando anche della riforma del titolo V per riportare alcune competenze delle Regioni a livello centrale.

Più che di un intervento chirurgico sul federalismo, si tratta di una rivoluzione. Numerose le novità contenute nella bozza sottoscritta oggi pomeriggio dal Consiglio dei ministri. Per prima cosa, anche le Regioni a statuto speciale dovranno partecipare al principio dell’equilibrio di bilancio e al patto di stabilità. "In materia finanziaria - si legge nella bozza - l’autonomia si svolge nel rispetto dell’equilibrio dei bilanci e concorrendo con lo Stato e con gli altri enti territoriali ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea". Sarà la Corte dei conti a esercitare "il controllo preventivo di legittimità sugli atti del governo e delle Regioni" e anche quello successivo sulla "gestione del bilancio dello Stato e di quello regionale". Nei casi e nelle forme stabilite dalla legge, la Corte dei conti parteciperà, comunque, al "controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria".

Non solo le funzioni fondamentali ma anche "la disciplina generale" di Comuni, Province e città metropolitane diventa competenza esclusiva dello Stato. Nella relazione si ritiene "opportuna la specificazione anche in relazione al tema del dimensionamento degli enti territoriali". E ancora: l’intera materia dei rapporti internazionali e comunitari, anche per la parte relativa alle Regioni, diventa materia di legislazione esclusiva dello Stato. Verrà, poi, centralizzata la gestione del potere su porti, aeroporti e energia.

I tempi, tuttavia, sono davvero stretti dal momento che per cambiare la Costituzione è necessario per legge un doppio passaggio in parlamento, tra Montecitorio e Palazzo Madama. Non solo. È anche fondamentale la maggioranza qualificata dei due terzi, altrimenti si va incontro al referendum confermativo. La riforma del titola V è fondamentale perché dalla sua attuazione dipende la maggior parte delle misure che il governo Monti ha sul tavolo o che ha già avviato. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha ribadito la contrarietà dei presidenti a un percorso di modifica unilaterale del titolo V, chiedendo invece al governo un ripensamento e l’avvio di un confronto condiviso di riforma. "La Repubblica è una", avrebbe sottolineato Errani stando a fonti presenti all’incontro.

"Si sta smantellando la credibilità dell’istituzione, ciò non è accettabile", avrebbe aggiunto. In realtà, la bozza licenziata dall'esecutivo avrebbe attribuito alla conferenza Stato-Regioni un "rango costituzionale" per coordinare l’attività legislativa, regolamentare e amministrativa.

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