Fini vuole dimettersi, ma solo a settembre

Ha capito di dover lasciare la presidenza della Camera per rimettersi in gioco. In vista del voto nel 2013 deve rilanciare se stesso e il partito che è intorno al 2%

Fini vuole dimettersi, ma solo a settembre

Come un fiume carsico che ogni tanto riemerge Gianfranco Fini è presidente di Futuro e Libertà. L’altro GFF, quello che presiede la Camera dei Deputati, non fa mai mancare la sua dichiarazione istituzionalmente opportuna, la sua presa di posizione resa scintillante dal lucido da quattro soldi del politicamente corretto. Poi ogni tanto, riecco il leader politico, l’uomo di parte, il cane pastore di un gregge nemmeno troppo numeroso. La rentrée politica di Fini è prevista per oggi. Palcoscenico, la Fiera di Verona, dove è in programma il congresso regionale del Fli Veneto, che dovrà eleggere il nuovo coordinatore regionale del partito: con Fini, a cui sono affidate le conclusioni della giornata, il coordinatore nazionale Roberto Menia e il vicepresidente Italo Bocchino.

E puntualmente, ogni volta che Fini riveste i panni del leader di partito, rispunta l’ipotesi di dimissioni dalla poltrona più alta di Montecitorio. In questo caso si tratta di più di una voce: Fini starebbe pensando di lasciare la terza carica dello Stato a settembre, all’inizio di un autunno reso sicuramente torrido dall’avvicinarsi dell’ultima curva prima delle elezioni di primavera e proprio per avere mano libera nella campagna elettorale. Un modo per non sentirsi sul collo il fiato di chi certamente lo accuserebbe di utilizzare la visibilità e l’aplomb della medaglietta istituzionale per portare acqua al mulino (peraltro al momento piuttosto secco) di Futuro e Libertà. Nome quest’ultimo quanto mai opportuno: Fini infatti reclamerebbe Libertà per pensare al suo Futuro. E pazienza se qualcuno potrebbe rivolgergli un altro genere di accusa: quella cioè di utilizzare la Camera dei deputati come un albergo, da cui uscire ed entrare a piacimento. Welcome to the hotel Montecitorio.

Delle dimissioni di Fini dalla presidenza della Camera si è parlato in differenti stagioni degli ultimi tempestosi due anni della sua vicenda politica. Dopo il divorzio politico con Silvio Berlusconi in molti nel Pdl pensarono che non fosse giusto che Fini restasse comodamente seduto su una poltrona messagli a disposizione da una compagine politica a cui non apparteneva più. Fini in questo caso fece orecchie da mercante, così come pochi mesi dopo, nella caldissima - per lui - estate del 2010, quando la malmostosa vicenda della casa di Montecarlo sottratta alle spoglie di Alleanza Nazionale e finita - oplà - nella disponibilità del cognato Giancarlo Tulliani sembrò metterlo alle corde. Ma in altre situazioni fu lo stesso Fini a staccare un assegno in bianco all’opinione pubblica, poi rivelatosi scoperto: poco più di un anno fa, il 24 febbraio del 2011, intervistato da Sandro Ruotolo ad Annozero, il leader dei futuristi disse al baffutissimo giornalista: «Sono pronto a dimettermi da presidente della Camera nel momento stesso in cui Silvio Berlusconi si dimette da presidente del Consiglio». Quando, mesi dopo, Berlusconi lasciò Palazzo Chigi, a chi birichino ricordava a Fini la necessità di mantenere la parola data davanti a milioni di telespettatori ed elettori, lui rispose furbetto: «Le polemiche sulle mie dimissioni appartengono a un’altra stagione. A un anno fa. Cerchiamo di guardare avanti». E di sue dimissioni imminenti si era parlato anche nel corso della scorsa estate, quando in un panorama politico assai confuso sembrava inevitabile il ricorso alle urne nella primavera 2012, forse anche prima. Allora Fini iniziò le sue personali grande manovre lanciando messaggi a destra e a manca e preparando il ritorno sulla scena nel corso dell’autunno. Do you remember Mirabello? Classico caso di tanto tuonò che spuntò il sole. Anche in quel caso qualcuno fra gli analisti politici giurò che Fini avrebbe lasciato la Camera per non avere legacci nell’imminente (?) campagna elettorale.

Poi settembre passò, arrivò novembre e con esso Mario Monti, le elezioni si allontanarono e Fini si rimpannucciò nelle sempre comode vesti istituzionali. Ma stavolta è diverso: il voto nella primavera 2013 è certo. E allora, hai visto mai che a settembre Fini si dimette per davvero?

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