Ricostruire il percorso societario e finanziario di Silvio Berlusconi equivale a scrivere un racconto unico, che trova ben pochi eguali nella storia del capitalismo italiano. È un sogno americano senza esserein America. È il boom economico che si moltiplica nel tempo. È l’Italia in cui viviamo pensata con mezzo secolo di anticipo sui tempi. E, d’altra parte, è da qui che bisogna partire. È dal Berlusconi imprenditore che nascono tutti gli altri Berlusconi, dal milanista, al politico. Berlusconi è stato prima di tutto un imprenditore, un «animal spirit» allo stato puro, istintivamente lanciato verso la costruzione di qualcosa di nuovo senza la paura di fallire, allontanata proprio come «ogni uomo positivo respinge l’idea della morte», per citare le parole che John Maynard Keynes utilizza per descrivere le immagini dell’impresa individuale quale motore dell’intera economia. E quindi del benessere di tutta la collettività. Certo, alle capacità imprenditoriali innate serve aggiungere anche quel tanto dimalizia e abilità nelle relazioni senza le quali non si può farela differenza. E il Cavaliere aveva maturato tutto questo. Riavvolgendo il nastro dallafine, bisogna andare a Milano, al numero tre di via Paleocapa, nella neo rinascimentale Casa Sardi. È la sede storica del gruppo Fininvest.
La holding oggi presieduta da Marina Berlusconi. Tutto inizia 45 anni fa, nel 1978, quando Fininvest è stata fondata come una srl, poi trasformata in spa nel 1982. Le facevano capo i primi progetti del Berlusconi costruttore, che negli anni Settanta siinventa prima Milano 2 a Segrate e poi Milano 3 a Basiglio. Ma la fondazione di Fininvest corrisponde alla prima diversificazione, quella neimedia, conla nascita di Telemilano (inizialmente un circuito interno via cavo) che, affiancata da Publitalia ’80 e Reteitalia, costituiscono l’embrione di Canale 5. Nel 79 Berlusconi entra anche nel Giornale allora diretto da Indro Montanelli, e nell’82 fonda, con Ennio Doris, Programma Italia, primo passaggio verso quello che è oggi il gruppo bancario Mediolanum. Nell’82 Fininvest rileva dal gruppo Rusconi il circuito tv Italia1, e due anni dopo arriva il controllo di Retequattro, che Mondadori cede in toto l’anno successivo. Sono questi gli anni della nascita della televisione commerciale, che Berlusconi avvia anche attraverso la dura battaglia politica per le concessioni della «diretta» nazionale, che permette a Fininvest di trasformarei circuiti tv locali nei tre canali generalisti che oggi conosciamo.
Gli Ottanta sono anche gli anni della crescita smisurata del gruppo, che da una parte pompa ricavi dalla pubblicità, dall’altra investe e si indebita con le banche per entrare in tanti nuovi business, portando a casa prima il braccio della grande distribuzione, rilevando la Standa dalla Montedison nel 1988 per 681 miliardi di lire, e i supermercati brianzoli (SB) per altri 300miliardi, poi le sale cinematografiche Cannon per 60 miliardi. Nel 1986 arriva l’acquisto del Milan, preso dal fallimento di Giussy Farina, mentre il decennio si chiude con l’operazioneforse più clamorosa:la conquista del gruppo Mondadori dalla Cir di Carlo De Benedetti, conclusa solo nel 1991, dopo dispute legali e un arbitrato, a fronte dell’esclusione del gruppo Espresso-Repubblica dal perimetro. Venti anni più tardi, una causa civile condannerà Fininvest a rimborsare alla Cir 491 milioni di euro.
La Fininvest di fine secolo, cresciuta così in fretta, si trova di fronte al problema del debito e al pressimg delle banche creditrici. Berlusconi, assistito dalla Mediobanca di Enrico Cuccia, risolve il problema con le prime cessioni della sua storia imprenditoriale, liberandosi via via della grande distribuzione e poi collocando sul mercato quote rilevanti del capitale di Mediolanum, della Mondadori nel 1994 e delle attività televisive nel 1996, conferite nella newco Mediaset. E da quel momento Fininvest diventa una holding che, nel primo decennio del nuovo secolo, mette in portafoglio anche un investimento bancario, con l’ingresso nel capitale di Unicredit, successivamente trasformato in una quota del 2% in Mediobanca, la banca d’affari al centro di ogni equilibrio finanziario nazionale. Partecipazione rivenduta nel 2021. L’assetto di fine secolo scorso resta sostanzialmente stabile, salvo le diverse operazioni effettuate all’interno delle controllate, tra le quali spiccano l’espansione di Mediaset in Spagna e la focalizzazione di Mondadori sui libri (anche grazie all’acquisto dei marchi Rizzoli).
Mentre nello sport, Fininvest cede il Milan nel 2017 per poi rilevare il controllo del Monza. Oggi Fininvest ha nel suo portafoglio le partecipazioni nelle tre quotate Mfe-Mediaset (47,9%), Mondadori (53,3%), Banca Mediolanum (30%), il 100% del Teatro Manzoni e del Monza Calcio. La gran parte del patrimonio immobiliare, incluse le residenze più famose del Cavaliere in tutta Italia e all’estero, è invece custodito nella società Dolcedrago, di proprietà esclusiva di Berlusconi. Naturalmente, dalla primavera del ’94, con l’ingresso dell’ex premier in politica, Berlusconi ha lasciato ogni sua carica nel gruppo Fininvest, le cui società, holding compresa, sono state guidate negli ultimi 30 anni da fedelissimi come Fedele Confalonieri, manager importanti nel momento delle quotazioni sul mercato quali Franco Tatò o Ubaldo Livolsi, poi dai figli Marina e Pier Silvio, al comando ormai da anni. Ma è sempre Berlusconi ad avere il controllo del capitale della holding di via Paleocapa, controllata a sua volta con un sistema di 7 holding di cui quattro sono riconducibili a Silvio Berlusconi con una quota complessiva del 61,21%.
Nelle altre 3 holding ha fatto entrare con una quota ciascuno i cinque figli: Marina e Pier Silvio con il 7,65% rispettivamente nelle holding IV e V; Barbara, Luigi ed Eleonora con una quota complessiva del 21,42% nella holding XIV. Un assetto che fa perno sull’unità della famiglia come garanzia di stabilità del gruppo. Ma questa è un’altra storia, che inizia solo adesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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