La Fiom silura Camusso: è rivolta nella Cgil

Scontro sulla democrazia interna. Landini: "Bisogna sospendere il congresso"

La Fiom silura Camusso: è rivolta nella Cgil

Nervi tesi al quartier generale della Cgil. Le tute blu sono in rivolta. E il segretario della Fiom Maurizio Landini si scaglia contro Susanna Camusso: "Se non vogliamo far degenerare il congresso della Cgil bisogna sospenderlo e fare una consultazione vera sugli accordi". Nel mirino, in primis, l'intesa sulla rappresentanza siglato, il 10 gennaio scorso, con Confindustria. Una proposta, quella lanciata alla platea dei delegati emiliano-romagnoli, che non fa affatto piacere al segretario della Cgil nonontante il leader dei metalmeccanici abbia assicurato che il ruolo della Camusso non è in discussione.

Il "venerdì nero" della Camusso si apre con una richiesta di dimissioni. A farle è il segretario della Fiom dell’Emilia Romagna, Bruno Papiniani, all’attivo dei delegati del sindaco dei metalmeccanici: "La Camusso è inadeguata al ruolo che ricopre". Una sfiducia a trecentosessanta gradi che fa esplodere la platea in una ovazione roboante. La frattura tra le tute blu e il resto del sindacato è assordante. E l'intervento di Landini non fa che acuire questo divario. "Per me non è in discussione il segretario generale della Cgil è in discussione la politica e le scelte che la Cgil fa - ha tuonato il segretario della Fiom - questa personalizzazione è una sciocchezza e rischia di essere fuorviante rispetto a quello che si sta discutendo". Secondo Landini, la Camusso e, più in generale, i vertici della Fiom decideno "le regole in questo modo antidemocratico". "La democrazia è lo strumento che ci deve consentire di risolvere le questioni quando abbiamo idee diverse", fa notare il leader dei metalmeccanici chiedendo la sospensione del congresso.

Lo frattura sulla rappresentanza sindacale nasce dal testo sottoscritto con Confindustria dalla Triplice. In calce non c'è solo la firma della Camusso, ma anche quella di Raffaelle Bonanni della Cisl e di Luigi Angeletti della Uil. Sin dalla stesura dell'accordo Landini ha preso le distanze perché, a suo dire, l'intesa porterebbe a una nuova "concezione proprietaria dei diritti sindacali, di fatto limitando le libertà sindacali anche in contrasto con la recente sentenza della Corte costituzionale sulla Fiat. Non è comprensibile che tutto ciò sia avvenuto senza mettere le categorie nella condizione di poter conoscere, discutere e decidere prima di arrivare alla firma". "Se l’accordo sulla rappresentanza non viene sottoposto al voto di tutti i lavoratori o almeno degli iscritti Cgil, – ha avvertito Landini – la Fiom non si sente vincolata dal voto". L'attacco alla Cgil è stato sapientemente mosso dall'Emilia-Romagna, dove la Fiom critica da tempo l'operato della Camusso. "Penso che neanche Kim Il-Sung usasse forme di democrazia così apertamente fallaci", aveva tuonato Papignani qualche giorno fa demolendo l'accordo sulla rappresentanza sindacale.

"Abbiamo raggiunto il punto più basso della storia della Cgil per assenza di democrazia interna - aveva, poi, concluso, Papignani - occorre "fermare la deriva autoritaria della Cgil per ripristinare una democrazia interna che oggi non c'è più".

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