«Ma giornalisti, un po' di solidarietà al vostro collega (Sallusti - ndr) gliela volete dare o no? Io non leggo di nessuna insurrezione...». Chi l'ha detto? Fiorello. Eggià. Sabato all'alba, nel corso della sua rassegna stampa «da bar», (su Twitter @edicolafiore) Fiorello ha sfogliato i principali quotidiani, commentandone i titoli insieme con alcuni amici. Quelli sulle primarie del Pd con la sfida tra Bersani e Renzi (di cui Fiorello sotto sotto, ma neanche poi tanto, è un estimatore). E anche quello del Giornale su Sallusti, che poi poche ore dopo sarebbe stato preso in consegna dalla Digos. Dopo aver interrogato i suoi amici - tra i quali anche un avvocato piuttosto scettico sul comportamento del direttore - Fiorello sbotta dicendo la frase che avete letto all'inizio. «Gliela volete dimostrare o no un po' di solidarietà?». La discussione, che si è tenuta come al solito tra i tavolini di un bar romano, si è poi allargata a un ulteriore riassunto della questione. Sono le discussioni che molto spesso fotografano lo stato del paese, sono una radiografia della pancia degli italiani. Nel bene come nel male. Perciò mentre Fiorello lo filmava, uno dei suoi «edicolanti» ha detto che «la galera va commisurata al tipo di reato». Intendeva, com'è logico intendere, che un articolo pubblicato non dovrebbe - vox populi - comportare neppure il rischio di incarcerazione. Fiorello, che è sempre diretto, ha quindi riassunto: «C'è gente che entra nelle case degli altri a fare rapine e dopo tre mesi esce di galera». Voce fuori campo di un altro «edicolante». «Magari dopo tre mesi».
Spesso sono tre giorni. Bene, una chiacchierata di prima mattina. Di solito ogni uscita a sfondo politico di Fiorello riceve una vasta eco sui giornali. Stavolta quasi nessuno l'ha ripresa con evidenza. E questo la dice lunga.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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