Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.
Altro che 100 mila, 200 mila firme a favore del salario minimo. Quelle raccolte dalla sinistra sul portale salariominimo.it sono firme senza controllo. Un po’ farlocche, senza valore. Solo noi del ilGiornale.it siamo riusciti a firmare con lo stesso nome non una, non due, non tre ma ben quattro volte senza essere fermati. C’è chi ha fatto anche peggio.
La domanda è d’obbligo: tutte queste firme raccolte hanno un valore? Abbiamo provato a chiederlo al più battagliero di tutti, il verde Angelo Bonelli che, vista la sua attività politica nonostante la vacanza, abbiamo provato a disturbare per chiedergliene conto. “Tuuu… tuuuu… tutututu…” dopo diversi squilli a vuoto il compagno Bonelli ha staccato il telefono. Troppo occupato a scalare l’Everest? Improbabile, considerando che dal suo ufficio stampa ogni giorno arrivano video dichiarazioni già impacchettate per i tg.
Forse l’argomento è scomodo, meglio mantenere la narrazione del grande successo. “Non posso parlare” ci scrive per sms. Allora non ci arrendiamo e proviamo a sentire anche qualcuno tra i 5 Stelle. Giuseppe Conte è troppo impegnato a godersi la splendida acqua termale a 37 gradi di Saturnia e così proviamo con il duro e puro Michele Gubitosa che, nonostante la vacanza, gira agguerrito per le trasmissioni tv di tutti i palinsesti. Risponde. “Dimmi tutto”, e noi diciamo. Volevamo chiederle conto delle firme farlocche sul sito salariominimo.it… “Ah, le dico la verità sono in barca e c’è vento, possiamo sentirci fra un paio d’ore?” Certamente, rispondiamo (poco fiduciosi). Le ore passano e il telefono non squilla. Sarà naufragato? Si spera di no. Così proviamo con altri promotori del salario ma nulla. I cellulari squillano a vuoto e, nonostante la campagna messa in piedi nel periodo delle vacanze, nessuno sembra intenzionato a rispondere.
Un fatto è certo: la campagna messa in piedi dalle opposizioni è solo una messa in scena bella e buona. Un modo per far credere che gli italiani stiano dalla loro parte, dalla parte del salario minimo. Ma gli italiani si sono già espressi nelle urne e hanno deciso da che parte stare. E no, quelle preferenze non erano farlocche.
Avremmo voluto chiedere ai militanti del “salario minimo subito”:
- Come fosse possibile riuscire a firmare più di una volta?
- Quante volte, loro, avessero firmato sulla piattaforma?
- E ora che la piattaforma risulta essere compromessa (e non per le poche firme triple e quadruple di noi giornalisti) che valore hanno le firme raccolte?
- Tutto ciò è serio?
- Con quale coraggio ora sventolerete la bandierina delle firme?
Peccato che a queste domande non concordate non abbia risposto nessuno.
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